mercoledì 18 maggio 2011

Circa il Pifferaio ed il Caso.





Le ‘cose’ avanzano nel tempo sequenziale tridimensionale deviato, apparentemente come detriti condotti caoticamente dalla corrente, dalla piena o dalla secca del ‘fiume’, in virtù della stagione e della intermittenza delle pioggie. La loro percezione, ossia la personale visione della Vita, narra di una modalità separatoria da se stessi. Perché? Perché ‘tutto’ ciò che è inerente sia alla sfera personale, che a quella progressivamente più allargata del Globo, è interpretato come se la singola individualità fosse un ingranaggio meccanico di una ‘macchina’ enorme che vincola e distribuisce sorte, destino o prospettive filoguidate

Persino il ‘Dio’ nel quale si crede o non si crede è divenuto una ‘variabile’ e non più una ‘certezza’; la certezza caratterizzante un certo tempo antico e trascorso, è stata rimpiazzata dal solco, o dal muro, che l’Antisistema ha provveduto a personalizzare attorno ad ognuno di noi. Ciò che viene ‘cantato’ in Another Brick in The Wall dei Pink Floyd, ossia:

Non abbiamo bisogno di educazione
non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in aula
professore, lascia in pace i ragazzi
hey, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, è solo un altro mattone nel muro.
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro.

Corrisponde proprio alla ‘collocazione’ di ogni individualità in una struttura ‘prevista’ da un centro di controllo collocato al di fuori della nostra sfera personale, appunto ‘un altro mattone nel muro’. 

Ora, abbiamo già ampiamente veduto nel mese di aprile 2011, a cosa corrisponde questo centro di potere e come occorre inquadrarlo al fine di trascenderlo e comprenderne la grande opportunità racchiusa e nascosta oltre ad un certo tipo di apparente compressione o senso di soffocamento. Il meccanismo delle scatole cinesi descrive le proprietà frattali dell’energia condensata sempre all’opera in ogni 'ambito' esistenziale; inoltre allargando la 'prospettiva' si può ri-comprendere meglio, attraverso una 'vista' unificante della visione d’insieme

Ciò che la ‘specializzazione’ provvede a separare, la ‘globablizzazione’ tende ad unificare. 

Il bianco è la condizione di luce che ha in sé tutti gli altri colori che, insieme, si ‘annullano’. Il nero è una condizione contraria, ma esprime solo un potere illusorio di mancanza della luce, in quantochè il nero è infine ricompreso nel bianco e altri non è che una sua emanazione, una sua esternazione manchevole di completezza, una sua… specializzazione

In quanto 'fenomeno secondario' conserva in sé un ‘sotto/senso’ ed una precisa collocazione nel fiume evolutivo. Nell’assenza di luce abbiamo la possibilità di sperimentare ciò che si cela nelle nostre profondità e che mai potrebbe emergere in maniera tanto diretta, senza l’incoraggiamento intelligente del ritrarsi della luminescenza. Non è una coperta troppo corta, ma una sensibile presa di coscienza diramata dall’energia omnicomprensiva: il conoscere se stessi.

Il buio non esprime una ristrettezza o una mancanza ma solo una opportunità. 

È uno scenario appositamente concepito, in una struttura densa e ciclica come quella in cui maggiormente ci identifichiamo, al fine di rendere evidente e padroneggiare quella parte di noi che sfugge per definizione: la nostra parte oscura riflessa dall’evidente frattale espresso dalla Luna e dalla sua faccia nascosta
  
C’è un linguaggio, codificato nella struttura della condensazione energetica 'attorno' a noi, che non siamo più in grado di comprendere, perché la nostra attenzione è catalizzata verso un senso di ansia comunemente confuso con quel senso di sopravvivenza che, da grande tempo, ha condotto il genere umano a confrontarsi attraverso il ‘metro e la misura’ della guerra e della violenza.
 
Affermavo, in apertura di articolo odierno, che c’è una strana percezione legata al senso di scorrimento degli eventi personali e globali, come se tutto fosse legato al caso. Per quanto ognuno di noi si possa dare da fare al massimo delle proprie capacità, non c’è la matematica certezza che si otterranno i risultati agognati in termini di rendiconto e di qualità della Vita. Perché? 

Perché esistono cerchi concentrici di energia ad ogni livello e dimensione. 

Se siamo ricompresi in un ambito in cui si vive in un certo modo e noi tentiamo di andare contro quel modo, ebbene, sarà molto difficile trovare ‘la propria via su quella via’. È come se fossimo degli stranieri in casa. Potremo realizzare tutte quelle cose che non ledono il cerchio più grande che ci contiene, ma difficilmente potremo realizzare tutto ciò che ci caratterizza senza prendere in considerazione uno ‘spostamento’ dall’ambito di quel cerchio di energia materializzata dalle forme pensiero unitarie del potere e di gran parte della massa. Spostarsi da quella posizione significa trovare un’alternativa: alternativa che oggigiorno è sempre più difficile da trovare in quanto la tentacolarità dell’Antisistema è pressochè ormai distribuita in tutto il Mondo.

Senza alternativa dove si può andare? 

Ebbene, quando non si osserva più nessuna alternativa, allora è venuto il momento di tornare a crearla; ciò significa che un ciclo è giunto al termine, in quanto la biodiversità è una ricchezza intima contenuta nel seme della Vita. Una potenzialità imprescindibile. Se non la si scorge più, interverranno delle forze naturali al fine di invertire il ciclo e normalizzare il fluire dell’energia, proprio come Zeland descrive a proposito delle forze livellanti i potenziali superflui: energie celesti che intervengono allorquando si alloca un carico di aspettative/energia eccedenti la 'regola'. 

Le famose ‘farfalle nella pancia’, ad esempio, costituiscono un accumulo di aspettativa e di energia, che richiamano l’azione livellatrice del ‘tutto’, focalizzato in forze motrici di inversione. Ciò significa solo che occorre rimanere nel proprio centro, possibilmente ‘sempre’. Da quel ‘punto’ il nostro giroscopio può alternarsi nelle varie modalità di ‘transurfing’, permettendo alla nostra essenza di non essere travolta anch’essa dalle dinamiche evolutive ‘scritte tra le righe’ o tra le onde.

Ogni tanto si sente questa espressione: ma se ti dicono di buttarti nel pozzo tu ti butti? 

Questa secca domanda racchiude in sé proprio la capacità di mantenersi centrati attorno al proprio ‘nucleo’ portante. Non esiste alternativa? La creo. Esiste? La voglio sperimentare. Sempre che si senta la necessità di una alternativa, ovvio. 
  
Obsolescenza programmata: tecnologia a scadenza.
Se tutto ciò che acquistiamo avesse una durata lunga quanto dicono le pubblicità, probabilmente molte aziende chiuderebbero. Televisori, cellulari, iPad, ma anche abiti e giochi non avrebbero mai bisogno di essere sostituiti. Invece c’è una scadenza, proprio come per latte e formaggi.

Non una data 'entro il', ma qualcosa di simile: si chiama obsolescenza programmata e secondo i consumatori è quasi una truffa, soprattutto se l’apparecchio in questione smette di funzionare proprio – guarda caso – alla scadenza della garanzia. Un problema che riguarda soprattutto i beni tecnologici, come lettori mp3, telefonini, computer e quant’altro, ma che non dipende soltanto dal loro buon funzionamento, ma anche dalla percezione che se ne ha.

Ci sono casi in cui effettivamente dopo pochi anni l’oggetto smette di funzionare, in altri invece è solo passato di moda. In pochi utilizzano ancora i vecchi lettori cd, abbandonati in un cassetto per essere sostituiti da lettori mp3 e iPod: il mercato, con nuovi prodotti e tanta pubblicità, ha fatto scadere gli strumenti più vecchi nell’angolo dei beni obsoleti.

Una vecchia teoria.
A parlare per primo di 'obsolescenza programmata' è stato l’economista Bernard London. Era il 1932, pochi anni dopo la crisi del ’29, quando scrive un articolo intitolato 'Ending the depression trough planned obsolescence', dove spiegava che la definizione di un tempo di vita determinato per le cose avrebbe portato alla loro distruzione e all’immissione di nuovi prodotti sui mercati per prendere il posto di quelli obsoleti

In pratica, si garantisce così una domanda continua, nonostante la crisi. 

E anche negli ultimi due anni, secondo i dati di Ceced, l’associazione nazionale dei produttori di apparecchi domestici e professionali, sono usciti centinaia di nuovi elettrodomestici. Un frigorifero dura in media 12 anni, una lavatrice 8, ma in realtà ogni due o tre anni la gamma di prodotto cambia e il nostro elettrodomestico diventa, quindi, obsoleto.

Gli acquisti consapevoli.
Il consumatore rischia di essere indifeso davanti ad apparecchi destinati a morire dopo pochi anni, ma in Gran Bretagna i cittadini possono denunciare i casi sospetti di obsolescenza programmata all’Office of Fair Trading, che può procedere con indagini di verifica.

Dall’altra parte, però, per non gettare tra le cose vecchie un abito considerato obsoleto solo perché vogliamo seguire le mode, basterebbe essere consumatori attenti e consapevoli. Per spiegare come siamo sottoposti all’influenza delle strategie di marketing la televisione spagnola La2 ha recentemente mandato in onda un documentario girato in Spagna, Francia, Germania, Stati Uniti e Ghana. Il film “Comprar, tirar, comprar” è diretto da Cosima Dannoritzer ed è il risultato di tre anni di ricerca che spiega le pratiche industriali, come la riduzione deliberata della durata di un prodotto, e le sue conseguenze. 

Spesso però basta solo un attimo di riflessione e una domanda: 'Mi serve davvero?'.
Da Yahoo

Che dire? Che è vero. Però occorre 'accorgersi', perché ricordiamo sempre che siamo la rana bollita. Il fuoco è lento e ci deve fare abituare progressivamente altrimenti ci accorgeremmo saltando fuori subito dal ‘pentolone’. Allora osserviamo cosa succede attorno a noi

I miei genitori hanno tenuto frigorifero, forno a gas, arredamento, macchina, etc. almeno 20 anni. Oggi dobbiamo cambiare tutto alla velocità della luce. Perché? Per una miriade di motivi interni ed esterni. Il punto è, secondo me, non tanto addentarsi nella denuncia di questa dinamica, ma riuscire a snidare il 'programma', o meglio, l'algoritmo che frattalmente l’ha evocata dalle nostre profondità

Cosa significa cambiare le 'cose' sempre più in fretta? 

A parte i discorsi legati al Pil e compagnia bella, ossia a tutto il rumore di fondo, è meglio interrogarsi su cosa ha spinto i nostri inconsci a generare questo modello paradossale di iperconsumismo. Andiamo persino oltre alle entità parassite ed  all’Antisistema. Cosa rimane?

Ognuno di noi immerso nella propria individualità

Bene, fermiamoci qua e non saliamo ancora. Altrimenti tutto ‘evapora’ ricolmando l’Uno... Cosa rappresenta frattalmente il consumismo sfrenato? Certamente un nostro disequilibrio interiore, che se si è manifestato in questo scenario 3d, perché doveva essere estratto dalle profondità in cui si celava. Questo squilibrio circoscrive un senso di insufficienza e di non attenzione, esprime una auto svalutazione di sé, una ricerca al di fuori della propria sfera personale, un disallineamento dei nostri centri di potere e di controllo… 

Quando Martin Buber ne 'Il cammino dell'uomo' riporta la domanda che Dio fa ad Adamo – ‘Adamo, dove sei?’ – evidenzia proprio questa dinamica allontanante dal proprio perno esistenziale. 

‘Dove sei?’, significa: chieditelo, riguadagna te stesso, rientra  in te… perché vedo che adesso sei fuori da te. Dove sei? Ascoltati ed osserva. Fai silenzio e cercati. Fai attenzione a quello che fai. Perché fai quello che fai? 

C’è una tale perfezione in quello che s'emana dal genere umano da rimanere sconvolti da alcune dinamiche legate ad un mirato pressapochismo

Ad esempio, la rete di controllo del traffico aereo perfettamente sincronizzata con l’enorme flusso di velivoli in funzione... Una cosa da rimanere a bocca aperta per efficienza e padronanza delle proprie azioni. Ebbene, quell’intelligenza è umana. Quella perfezione si ‘scontra’, poi, con lo scempio delle scuole pubbliche, ad esempio, a cui mancano persino i soldi per dotarsi di carta igienica. Due veri e propri Mondi diametralmente opposti

Sembra che la responsabilità per il carico umano, trasportato a bordo di un aereo, sia superiore a quella che si dovrebbe provare per l’educazione delle nuove generazioni. Se un aereo si schianta al suolo, l’eco dell’insuccesso si propaga all’istante in ogni direzione: è deflagrante l’accaduto e a cascata si riversa su enti di controllo e di costruzione, certificazione, etc. Il focus dell’attenzione è immediato e indicante chiaramente una crepa nel modello. Mentre in ambito scolastico i ‘danni’ sono striscianti e non ci si espone al rischio di un ‘crash’ sotto la luce diretta dei riflettori

È meno evidente ma molto più tagliente la dinamica in corso: la svalutazione del sé a partire dalla tenera età.
 
Esistono apparati tecnologici che si guastano esattamente dopo il termine della garanzia, anche a distanza di molti anni. Ciò significa che c’è una enorme padronanza dei processi e della conoscenza dei punti di usura e di rottura dei materiali. Nulla sfugge se si rimane nell’ambito delle leggi monitorate dalla Fisica. È tutto calcolabile. È tutto ‘legge’. Come al solito, è la massa che permette l’instaurarsi di una determinata tendenza imposta dall’alto. 

Mediante autosuggestione, la massa stessa, accetta di patteggiare la propria Vita, ritenuta come unica e degna di essere vissuta in ben altri modi rispetto all’attività preponderante legata al Mondo del lavoro; per cui si dota di tutte quelle dinamiche gaudenti che l’Antisistema propina loro.
 
Una su tutte, la corsa pre programmata dello sviluppo tecnologico al contagocce. Come direbbe Grillo: è una cosa pazzesca!
 
Questa società ha tutte le carte in regola per autoperfezionarsi all’insegna di principi etici e morali. È tutto pronto. Le strutture alternative e parallele agli scenari ufficiali sono pronte. Ma allora perché non succede il cambiamento e tutto sembra sempre più contorto e stagnante? 
 
Esportiamo il modello che regola ogni ambito del processo di progettazione e di costruzione di un aereomobile, ogni ambito che lega il personale alla responsabilità verso quello ‘che fa’, all’attenzione costante che occorre per effettuare i piani di manutenzione, etc. – esportiamo questo modello – ad ogni ambito del sociale. Sarebbe un buon viatico al fine di collegare tutte le parti agli attori in gioco. In ambito 'aereo', una imprecisione è subito amplificata dalla più evidente delle sorti: la morte di molte persone

È forse questa evidente risultante che costringe le persone a comportarsi in maniera tanto virtuosa? È il vivere perennemente sulla corda tesa a venti metri di altezza che permette di mantenersi sempre focalizzati su se stessi? Gli esperimenti condotti nel corso della storia deviata lo dimostrano a pieno: nella troppa libertà ci si perde perché ancora non si è in grado di ‘auto gestirsi’.

Per questo il cambiamento non giunge in maniera deflagrante, palese. La più grande scuola esistente, quella dell’intero Globo, non ha ancora laureato la maggior parte degli ‘studenti’. Tutto è ancora approssimativo e abbozzato secondo una perfezione itinerante che descrive a pieno il momento presente.

Semplicemente: abbiamo quello che ci siamo meritati.

Non è un dramma e non è una sfortuna.

È solo quello che abbiamo contribuito ad autorizzare.

È quello che eravamo e non è detto che corrisponde a quello che siamo…  
 
Parti, ma non lasciarmi – Breathe – Pink Floyd 


* L'opera raffigurata in apertura di articolo è relativa a questo link.


Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
prospettivavita@gmail.com