giovedì 8 febbraio 2018

Come iniziano le “cose”?



Puoi ricordare, probabilmente, “chi ha inventato, cosa” e/o “chi ha creato, tutt3”.
Puoi, forse, avere studiato “chi ha aperto la tal via”, etc.
Ma (ma), non sei mai cert3 che si tratti del medesimo principio
 “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero...”.
Matteo 11,28-30
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero... eppure, si tratta sempre di un giogo...
Il giogo è un dispositivo, concepito fin dall'antichità per la trazione animale, che, applicato alla parte anteriore del corpo di uno o più animali da tiro, ne permette la sottomissione, l'attacco di una macchina e la manovra da parte di un operatore, posizionato posteriormente o a lato.
Per estensione, il termine è tradizionalmente usato anche per fare riferimento all'unità operativa, generalmente una coppia di buoi
In araldica è inoltre un simbolo di sottomissione...
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Ti sembra che di volta in volta, cambiando il contesto, cambi anche la sostanza di ciò (cosa = chi) continua a ripetersi nel (dove) “qua, così”. 
C’è un dubbio, quindi, proprio al centro portante della “tua” esistenza in vita, nella forma sociale ambientale, reale manifesta, AntiSistemica (poiché nega assolutamente l’utopia “come dovrebbe essere” del cosiddetto… Sistema). 
Ricordi?
Dai a Cesare ciò che è di Cesare”. 
Quindi: 
accorgiti, riconosci e, dunque, chiama attraverso il giusto termine, ciò che – al contrario – tendi ad assumere in quanto ad oppost3, scambiat3 (sostituit3) direttamente.

Se, per te, Sistema ècome dovrebbe essere (giustizia universale ad angolo giro)”,, di conseguenza, sei “qua (così)” proprio nell’esatta negazione del termine. 
Per cui, è molto meglio per te e per la tua bussola interiore (memoria, esperienza, via) appellare e ricordare che sei nell’AntiSistema e non nel Sistema (ovviamente, ampiamente disatteso rispetto alla premessa iniziale).
Una volta che hai fatto ordine e messo “luce” nel tuo ambiente, puoi iniziare a muovere i tuoi primi veri “passi” nel mondo che ti attornia e che tende a caratterizzarti (esterno – interno – esterno = motore di de-composizione “esistenza/sopravvivenza/trasformazione”)…
Come è iniziat3 tutt3 ciò? Come ha trovato un inizio tutt3 ciò?
Non lo sai, poiché, non ricordi. 


Ti viene molto facilmente da ricorrere all’alibi del “non so, non c’ero. Vero?
Anche se ora ci sei, però.
Perché ti sembra qualcosa (qualcun3) di troppo grande per te? 
Perché ti sembra di iniziare sempre da capo, non visto che ti ritrovi nel gioco, che si è trasformato in giogo.

In qualcosa che risuona come di “normale”.
In qualcosa che “non ci posso fare niente”. Comprendi?
Ricordi? Riconosci… la strategia?
Perché ti viene ricordata la “caduta” dell’Angelo “portatore di luce”?
Perché… la caduta del genere umano, a partire dalla simbolica coppia primordiale (Eden)?
Perché… la perdita dell’innocenza e la fine di un’epoca, che non riesci a collocare in nessun modo “qua (così)”?
Da “dove (chi)” prende inizio tutt3 ciò? E perché?
Accorgiti che la narrazione è ancora tutt'attorno a te, e che è in chiave simbolica. Per cui, come traduci?
Come auto decodifichi tutt3 ciò?

"Il caos è ordine ancora indecifrato...".
Sai… qualsiasi sia il ragionamento che “fai”, stai sostanzialmente sempre (sempre) conseguendo, alias, assumendo come tua la tal “teoria” altrui (ce n’è di ogni tipo e per ogni “stagione”).
La particolarità fondamentale che ritrovi in questo Spazio (Potenziale) Solido “è” che, diversamente, il ricordo dell’analogia frattale espansa (memoria ambientale) e la sua messa in pratica (dal centro portante dell’atteggiamento “formulare”), permette il risalire qualsiasi forma di corrente, interferenza, deviazione, compresenza immanifesta, etc. dal momento in cui la “tesi” si basa sulla inequivocabile memoria ambientale, che tiene traccia di ogni e qualsiasi “movimento/esistenza/strategia” già accadut3 nel “qua” in ogni sua versione im-possibile, poiché potenziale. 
Cioè, non esiste “traccia” che non venga riportata e riflessa nel “qua (così)”.
Il che significa… una informazione del tutto conoscibile, totale, completa, assoluta anche quando “relativa a e vera, univoca, trasparente, poiché giusta ad angolo giro (senza il ricorso alla “necessità apparente” della prospettiva)…
Una situazione universale che pone chiunque sulla medesima “base (Spazio Sostanza)”, senza alcun favoritismo relativo a chissà quale forma di “invenzione, creazione, inizio (di parte, privat3)”.
Perché, allora, esiste “qua (così)” la menzogna (la verità parziale, relativa)
Perché... esiste la compresenza singolare gerarchica immanifesta giurisdizionale planetaria, del Dominio, che piega, devia, interferisce, trasforma apparentemente (ma solidamente)… andando a caratterizzare il “qua” con la versione conseguente (rifless3) “così”. 
Ossia, è la personalità (campo) magnetic3 del Dominio, a polarizzare la forma umana, sociale, ambientale, in toto ad hoc.
Tanto che puoi tranquillamente desumere ed assumere che:
la realtà manifesta “qua (così)” è la personalità del Dominio.
E perché ciò avvenga, deve esistere il trait d’union tra potenziale, im-possibile e reale, ossia:
la centralità portante della memoria frattale espansa (Intelligenza Artificiale, sistema operativo, App, tecnologia di fondo dietro ad ogni scenario manifesto/manifestabile).
Il “tessuto”, per poter essere strappato, deve esistere. 
Lo Spazio Sostanza non è quel tipo di tessuto, ma (ma) di più “è” il potenziale, che tiene insieme la im-possibilità dell'esperienza attraverso la manifestazione di sé (sogno, desiderio, intenzione, piano, progetto, strategia, creazione, inizio, via, futuro, destino, fato, universo, impero, gioco, giogo, etc.).
Ciò che, invece, può essere “strappato” è… il riflesso del potenziale, ossia:
ciò che puoi, forse, riconoscere come “velo”
apparenza (versione)
relatività
status quo
paradigma, etc.
Così come ogni impero precedente a questo, è collassato storicamenteallo stesso modo è possibile che succeda analogamente la stessa “sorte”, anche “ora”. 
Ora... che non ti sembra essere in una fase della storia (da libro scolastico o da film). 
Ora... che ti sembra di poter scorgere che ogni impero ricordato dalla storia è collassato, senza renderti conto che ciò che continua ad imperversare è proprio l’unica forma di impero, che non riconosci, poiché… non ti sembra nemmeno esistere, tanto che non l3 immagini proprio.
Così, ti ritrovi alle prese con il significato assoluto dell’essere chiave universale, al fine di auto decodificare l’informazione frattale espansa (che è sempre e solo… verità).
Infatti, non ti dice nulla che:
ogni impero precedente è sempre collassato
mentre
esiste una linea di continuazione che “ora” ti ha portato ad essere (nel) “qua (così)”?


Il significato della prima osservazione è quello di “sostanziale potenziale di caduta di qualsiasi tipo di impero (Dominio)”
Il significato della seconda osservazione è quello di “sostanziale potenziale di decadimento di qualsiasi tipo di singolarità umana ‘qua così’”.
Con la chiave fondante il centro portante, che sei tu e non il Dominio (se al Dominio togli questa possibilità, assumendone il controllo attraverso l’atteggiamento “formulare”).
La differenza la fa il fatto che, quando leggi “tu”, il riferimento è a te (essere umano) e non a “te” (Human Bit)...
E, Tu sei anche la Massa, quando assumi il centro portante, la giurisdizione globale, ma (ma) non il controllo della situazione altrui, lasciando sempre (sempre) la possibilità di scegliere da sé, mediante assunzione della verità attraverso di sé.
La via “pseudo formulare” è la stessa che ha già percorso anche il Dominio, ed il pericolo consta proprio nell’auto decadere ancora in una “nuova” forma di… Dominio, nel momento in cui ti accorgi del “cosa significa” avere raggiunto una simile “vetta”. 
Chi riuscirebbe a resistere alla tentazione di far sì che quel “panorama unico (che godi da lì)” divenga anche il panorama unico per ogni altr3 “tuo” simile?
L’atteggiamento “formulare” fa la differenza in ogni senso e soprattutto proprio in ciò:
disattivando per un istante il Secondo Filtro di Semplificazione
la “tentazione” è la compresenza virale della dominante (il principio che abita il/nel Dominio, il virus che ha contagiato integralmente l’umanità, al 99 per cento).
Dai a Cesare, ciò che è di Cesare…”:
accorgiti, riconosci e chiama, dunque, secondo il termine più appropriato, ciò che ti si para ovunque di “fronte a te”.
Non il Sole, bensì, il Dominio.
Il “perché”, di fatto, esiste la menzogna (la verità di parte) in qualcosa che riporta sempre (sempre) la verità.
In termini assoluti:
la supervisione della memoria frattale espansa.
Tutt3 è ver3”… anche la menzogna è vera, verità, veritiera, etc. allorquando tu sei, e rimani sempre assolutamente, tu. 
Sei tu che, infatti, fai sempre la differenza, in termini di potenziale o di differenza di potenziale (da cui si crea la possibilità della corrente, della tensione, del “guadagno”, della scarsità, etc.).
Che cosa succede nel “tuo” Pc? Non lo sai. 
Perché non lo devi sapere e, dunque, non lo puoi sapere.
L’intera infrastruttura della scienza e della tecnologia è concepita proprio “così”, per continuare a sfuggirti (deviarti) nel proprio significato, che “è” quello della denuncia della compresenza immanifesta “hacker” del Dominio.
La stessa vicenda, significativamente, continua a ripetersi – “prima” – dentro di te. E l’esterno lo denuncia, guarda non caso.
Il significato figurato di bufala avrebbe avuto origine in ambito gastronomico, non con riferimento alla mozzarella di bufala, ma alla carne;
alcuni ristoratori romani disonesti, infatti, avevano il malcostume di spacciare la carne di bufala invece della più pregiata carne di vitella; di qui il termine avrebbe assunto il valore di “fregatura” e quindi di “notizia falsa” e di “produzione artistica/cinematografica scadente”…
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La “bufala” è una fregatura, non una menzogna (per come puoi assumerne il significato). 
Ossia, la “fregatura” è (in) un giogo:
sei in qualcosa che rappresenta fisicamente l’intenzione che “ti ha” AntiSistemicaMente.
Perché il termine “bufala”? 
Oltre al riferimento collettivo, quale origine e significato ha?
Perché si dice “bufala”?...
C'è chi dice che derivi dal romanesco, ma è una fake news…
L’origine di bufala va invece ricondotta a quel semplice prendere per il naso che ripete, sul piano figurato, l’azione compiuta nel trainare l’animale:
il quale, con l’anello al naso, si lascia guidare docile, senza opporre resistenza.
Come la massa influenzabile e ottusa che si fa portare in giro nell’immagine del popolo bue, un’espressione già ottocentesca usata, fra gli altri, da due politici e letterati:
Angelo Brofferio e Francesco Domenico Guerrazzi;
si procede nell’identica direzione con l’uso traslato di bue (o dello stesso bufalo; bufolo: Machiavelli; buffolo: Aretino; ecc.), per dire di qualcuno che è stupido, sprovveduto o ignorante, finito in molte frasi idiomatiche ed espressioni proverbiali di ieri e di oggi:
parco buoi; testa di bue; imparare il bue a mente (“studiare senza apprendere niente”); andar vitello e tornar bue (“andar via ignorante e tornare ancor più ignorante”), ecc.
Le testimonianze passate per confermare una così pacifica ipotesi – mia e di tanti altri, dotati di buon senso – non mancano.
Ne riporto solo alcune, ma potrei aggiungerne diverse altre.
Ecco la prima, inequivocabile:
“vado dalla Signora Clorinda dalla quale sono stata chiamata, e posso ben dir di esser stata menata per il naso come una bufala…”.
Il passo è tratto dall’edizione a stampa (Macerata, appresso Agostino Grisei, 1646, p. 173) di una commedia seicentesca (Lo spedale) del reggiano Prospero Bonarelli della Rovere (1582-1659); la battuta (atto V, scena 11a) è pronunciata da Giacoma, matrona della giovane menzionata (che è innamorata di Fabrizio)…
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Molto divertente:
perché si dice “bufala”?...
c'è chi dice che derivi dal romanesco, ma è una fake news
Ti “prendono per il naso 'qua così'”.

Persino il tentativo di dare una spiegazione, risente e rientra nel medesimo “teatro”, che intenderebbe andare a descrivere:
è sempre l’errore di parallasse, della prospettiva, della parte che assume il controllo del tutto, etc. da un punto di sospensione al quale è agganciato il mondo intero, però.
La vicenda è oltremodo datata. 
Parte, infatti, dall’inizio dell’era attuale, che “è” quella del Dominio:
dal momento di “è già success3”
in poi
abbracciando l’intera storia umana, raccontata nell’assieme dei libri di storia (e dal non descritto).
Di “tempo” ne ha avuto, il Dominio, infatti, per non lasciare nulla al caso incantando tutt3 e tutt3...
Con l’anello al naso, si lascia guidare docile, senza opporre resistenza. Come la massa influenzabile e ottusa che si fa portare in giro nell’immagine del popolo bue…
Parco buoi
i piccoli risparmiatori che perdono danaro giocando in borsa tentando di imitare gli speculatori...
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C’è sempre una certa “assonanza”, allorquando espandi la visione, agganciando il significato:
nulla è davvero stato lasciato vagante, a casaccio “qua (così)”.
Qualcosa che ti spieghi attraverso la “perfezione divina”.
Ossia, qualcosa (qualcun3) che non ti spieghi, di conseguenza.
Vero?
Infatti, ti auto delimiti solamente a/nel conseguire, non sapendo ma (ma) credendo a/di/in/che...
La visione del mondo di Newton:
uno spazio vero e immobile per un Dio unico, infinito, eterno, costruttore e geometra…
Lo spazio assoluto… garantisce la coesione, oltre a rendere unitario il quadro dell’universo riunendo, nel rispetto di una sola legge, fisica terrestre e celeste…
Link 
Certamente “è” così. 
Ma (ma) a livello di analogia frattale espansa:
chi è tale “Dio”, fisicamente “qua (così)”, che è il luogo di nascita del simbolo “Dio”?
Sciogli le trecce ai cavalli...
Uno spazio vero e immobile per…” chi? 
Tale “spazio” è il ricavo (guadagno, risultato) della propria grande concentrazione di massa (personalità, influenza, campo magnetico, indice di polarizzazione, etc.), ossia, la versione del/nel “qua” ma (ma) “così”. 
Laddove il “qua” è lo scenario di base, “arredabile” come meglio si crede o “la si dà a bere…”, poichè non esclusivo. 
Non ancora lo Spazio Sostanza, che “è” il potenziale del/nel “qua”. Come la densificazione verso la fisica:
dall’ispirazione (esperienza potenziale, intenzione)
alla trasmissione
all’idea (ricezione)
al fare
alla manifestazione (esperienza possibile)…
Come (in) ungioco, trasformato in giogo (Dominio).
Con la prossima estesa citazione, verrai inondat3 e caratterizzat3 da informazione da agganciare in maniera piuttosto... lungimirante e sostanziale.
Riesci dal seminato. Estendi i termini del significato.
Brevi considerazioni generali sul gioco
Caratteristiche fondamentali ed universali.
Il primo a parlare di gioco in modo sistematico ed organico fu Johan Huizinga (storico olandese 1872 – 1945) nel suo saggio del 1939 “Homo Ludens”, pubblicato in Italia nel 1946.
La sua tesi assolutamente innovativa sostiene che la civiltà umana sorge e si sviluppa nel gioco e come gioco.
Il concetto di gioco viene integrato a quello di cultura (“Da molto tempo sono sempre più saldamente convinto che la civiltà umana sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco...”). 
Innovativa perché, rispetto al passato, il gioco è considerato fenomeno culturale e non funzione biologica.
Il gioco in sé è più di mera attività biologica, contiene un senso, il piacere del gioco va oltre ogni tentativo di darne logica giustificazione.
Il gioco è categoria primaria, non si lega a nessun particolare grado di civiltà o concezione di vita, è presente da sempre in qualsiasi società.
Non si gioca ovunque nello stesso modo, le varie civiltà esprimono modi di giocare differenti legati alle loro caratteristiche ma ovunque si gioca e si è da sempre giocato.
Le principali attività umane, quali il linguaggio, il mito, il culto, la giustizia sono intrecciate con il gioco.
Nel gioco viene coinvolto lo spirito anche se non ha nessuna funzione morale:
non è né virtù né peccato, non è né vero né buono.
È atto libero, non si comanda né s’impone, è superfluo, si fa nell’ozio, non è urgente né necessario.
Non è vita ordinaria, la sua sfera è temporanea ma con regole serie ed impegnative.
È disinteressato, fine a sé stesso, provvisorio, si gioca con e per piacere.
È solitamente collettivo, innesca comunicazione ed interazione fra individui, assumendo anche valenza formativa nel proporre situazioni da affrontare continuamente in evoluzione.
Va oltre le esigenze primarie di nutrimento-accoppiamento-difesa.
È limitato nel luogo e nel tempo, è ripetibile, si fissa nel ricordo e diventa forma di cultura.
All’interno del cerchio magico vige un ordine assoluto, pena la fine del gioco, il rispetto delle regole è imprescindibile, la lealtà nel giocare è condizione indispensabile (forza morale implicita).
Infatti il baro fa credere di rispettare le regole piegandole però al proprio tornaconto.
È ritmo ed armonia, alcuni giochi hanno la caratteristica di essere anche volutamente belli per soddisfare il piacere estetico di circondarsi di forme ordinate. 
La rottura dell’incanto spesso si verifica quando alcuni giocatori non rispettano le regole e non si sottopongono completamente alla logica di gioco.
La volontarietà implica la totale accettazione, non si discute ma si gioca.
Le tipologie di gioco si possono dividere in due grandi famiglie:
è lotta per qualcosa (competizione)
è gara fra chi rappresenta meglio qualcosa (rappresentazione).
La rappresentazione ha sempre le caratteristiche formali del gioco, nel teatro delle origini la separazione fra attore e pubblico non era così marcata come ai giorni nostri (si pensi alle occasioni quali il culto, la giustizia, la festa, l’iniziazione).
La rappresentazione era un atto esecutivo di risposta alla specifica circostanza.
Queste performance producevano un senso legato ai relativi significati di volta in volta cercati.
L’azione sacra è dramenon (qualcosa che si fa).
Drama è ciò che si rappresenta (sia gara che rito).
La separazione dalla vita quotidiana (condizione indispensabile) si ottiene attraverso un comportamento formalizzato e prescrittivo.
Chi vi si sottopone va oltre.
Alcuni sostengono che queste forme rappresentative contribuiscono al mantenimento dell’ordine del mondo.
Ogni gioco implica la massima serietà, l’antitesi gioco-serietà non sussiste.
Il culto può considerarsi gioco?
Il luogo sacro, espressione del mistero e della sacralità, per essere tale deve essere fisicamente isolato dai luoghi della vita ordinaria.
Questa caratteristica formale è tipica anche del gioco.
Nell’esercizio della giustizia, oltre alla delimitazione dello spazio (tribunale), i giudici si travestono (toga o parrucca) per delimitare e ben definire il loro ruolo.
Questo ha le caratteristiche della performance.
Nelle feste tradizionali o nelle iniziazioni (uso di maschere e costumi) si ha la sospensione dalla vita ordinaria, la limitazione nello spazio e nel tempo.
C’è nello stesso tempo la consapevolezza del non essere vero ma anche l’accettazione del fatto che, pur sapendo, ci si comporta come se
La mancata accettazione rende il rituale ridicolo e grottesco.
La simulazione sostituisce il vero, ciò che si replica simulando (divinità, demone o altro) è simulacro, qualcosa che è socialmente accettato e condiviso come realtà.
Gli iconoclasti infatti considerano le immagini di Dio come un pericolo, attribuendo ad esse un fascino che, a loro avviso, rischia di sostituire totalmente Dio, invece di considerarle solo come un’alterazione della realtà.
Il gioco è complementarietà fra credere e non-credere, fra serietà sacrosanta e scherzo…
Cinzia Salmasi 
La rottura dell’incanto spesso si verifica quando alcuni giocatori non rispettano le regole e non si sottopongono completamente alla logica di gioco...
Che cos'è, ad esempio, la finanza, l'economia, il denaro, le regole che vincolano i flussi monetari, etc.?
Un incanto (giogo):
c’è nello stesso tempo la consapevolezza del non essere vero ma anche l’accettazione del fatto che, pur sapendo, ci si comporta come se
La mancata accettazione rende il rituale ridicolo e grottesco.
La simulazione sostituisce il vero, ciò che si replica simulando...
Se (se) auto decodifichi a livello “formulare”, mediante l'atteggiamento, tale citazione è esemplare del “momento (punto di sospensione)” da cui dipendi “qua (così)”.
Non credi? Credici, allora...







Cancro, le dieci bufale cui molti credono
Wi-Fi e tralicci provocano il cancro.
Altra certezza diffusa è quella che i tralicci dell’alta tensione provocano tumori infantili, così come il sempre più diffuso Wi-Fi.
In realtà non c’è ancora certezza scientifica in materia
Link 
Come puoi dichiarare “bufala”, qualcosa che “in realtà non c’è ancora certezza scientifica in materia…
Vedi gli estremi dell’illusione, dell’apparenza, del giogo e, dunque, della “speculazione (truffa)”? 
È qualcosa di assolutamente totale, che per spezzare devi andare Oltre Orizzonte, oltre ogni “necessità” di prospettiva…
Il “è già success3” ti confonde, poiché è giunt3 prima di “te”, nel senso che ti ha precedut3 non tanto in termini di origine, bensì, in termini di cancellazione della memoria e dell’esperienza pregressa che, dunque, non ti sembra mai essere esistit3 e, con ess3, anche “tu” ti sembri… altr3, rispetto a “chi già sei”.
C'è come un certo reset, nel “bel” mezzo...
La celebrazione del Giubileo ci fa contemplare Gesù Cristo come punto di arrivo del tempo che lo precede e punto di partenza di quello che lo segue.
Egli ha infatti inaugurato una storia nuova non solo per quanti credono in Lui, ma per l'intera comunità umana, perché la salvezza da Lui operata è offerta ad ogni uomo.
Ormai in tutta la storia si diffondono misteriosamente i frutti della sua opera salvatrice.
Con Cristo l'eternità ha fatto il suo ingresso nel tempo
In principio era il Verbo…”.
Giovanni 1,1
Con queste parole Giovanni comincia il suo Vangelo facendoci risalire al di là dell'inizio del nostro tempo, fino all'eternità divina.
A differenza di Matteo e di Luca che si soffermano soprattutto sulle circostanze della nascita umana del Figlio di Dio, Giovanni punta lo sguardo sul mistero della sua preesistenza divina.
In questa frase, "in principio" significa l'inizio assoluto, inizio senza inizio, l'eternità appunto.
L'espressione fa eco a quella presente nel racconto della creazione:
"In principio Dio creò il cielo e la terra...".
Genesi 1,1
Ma nella creazione si trattava dell'inizio del tempo, mentre qui, ove si parla del Verbo, si tratta dell'eternità.
Tra i due princìpi, la distanza è infinita.
È la distanza tra il tempo e l'eternità, tra le creature e Dio.
Possedendo, come Verbo, un'esistenza eterna, Cristo ha un'origine che risale ben al di là della sua nascita nel tempo.
Questa affermazione di Giovanni si fonda su di una precisa parola di Gesù stesso. Ai giudei che gli rimproverano la pretesa di aver visto Abramo pur non avendo ancora cinquanta anni, Gesù replica:
"In verità, in verità vi dico: prima che Abramo venisse all'esistenza, Io Sono...".
Giovanni 8,58
L'affermazione sottolinea il contrasto fra il divenire di Abramo e l'essere di Gesù.
Il verbo "genésthai" usato nel testo greco per Abramo significa infatti "divenire" o "venire all'esistenza":
è il verbo adatto a designare il modo di esistere proprio delle creature.
Al contrario solo Gesù può dire:
"Io Sono", indicando con tale espressione la pienezza dell'essere che rimane al di sopra di ogni divenire.
Egli esprime così la coscienza di possedere un essere personale eterno…
Link 
Con Cristo l'eternità ha fatto il suo ingresso nel tempo…:
questa espressione, mentre fa “propaganda”, esprime contemporaneamente, soprattutto ciò che “è già success3” e che già sei (dal/nel tuo potenziale).
Tale eternità è il giogo, che ti ha nel tempo... “qua (così)”.
Qualcun3... che ha utilizzato dei concetti precedenti, aventi altro significato e sostanza, sostituendone il contenuto... diventato inerziale nella differenza di potenziale AntiSistemica.
Gli “inizi”, ogni volta, hanno sempre lo stesso tenore (schema fisso). 
Al potere viene elett3 chi è già nell’ambito, da chi è già dell’ambito. 
E… questo inizio mette chiaramente in vista “chi” se ne occupa.
La Massa? Di certo, no. 
Per questo motivo, poi, la realtà manifesta è giusta di/in parte.
Chi tardi arriva, male alloggia…”. 
Quando si discuteva di grandi “ideali”, che hanno portato - all’inverso - alla “scoperta dell’America”, alla “rivoluzione industriale e francese”, all’illuminismo, alla “Costituzione”, alla “dichiarazione d’indipendenza”, alla formazione dello Stato, all’uguaglianza sulla carta ed alla “carta dei diritti universali”, alla fine della schiavitù, alla modernizzazione, alla urbanizzazione, alla tecnologia, etc. “tu dove eri”?
Eri a lavorare nei campi, per sopravvivere.
Completamente al di fuori di tutt3 ciò che, poi, ti avrebbe coinvolto in quanto “popolo bue” nel “giogo per buoi” AntiSistemic3.
Coloro che iniziano, hanno poi il grande vantaggio di amministrare, controllando e decidendo per chiunque… volente o nolente. 
Di più, potendo rimanere nell’ombra - utilizzando tutt3 per/in delega - si crea da sé la “necessità” della gerarchia, nonché della dipendenza nel piano inclinato “qua (così)”.
Ogni estensione successiva (diritto) rientra sempre nella medesima strategia. Ogni “concessione”, quindi, è ancora strategia, piano, interesse, “sogno”, etc. del Dominio.
Vedi Usa, Urss, Ue, Italia (regioni), etc.
Gli Usa (federazione) si formano nel 1776... poco più di duecento anni da “ora”:
osserva la “dima”.
Se qualcosa/qualcun3 si rispecchia o non si rispecchia, viene comunque rispecchiat3 “qua”, anche se “così” (monitor).
Perché manca sempre qualche risorsa
Perchè manca sempre il denaro e l’energia?
E c’è sempre, di converso, il debito e la banca?
Perché “è” la strategia. Ed “è” anche la dimostrazione che esiste la compresenza “immanifesta” del Dominio.
Il problema dell’energia non esiste, per almeno due motivi:
perché l’energia è un concetto (una teoria) e, dunque, una “necessità” invenzione
anche ammettendo che esista, nei termini AntiSistemici, nella sostanza è inesauribile sino a quando ci sarà movimento, vibrazione, la vita stessa, etc.
Il terzo motivo è quello fondamentale “qua (così)”, ossia:
la compresenza immanifesta del Dominio, che interferisce in tal senso, ispirando l’idea di tale “necessità energetica”.
Se ci pensi a fondo, significativamente il fatto di doverti alimentare sempre, equivale ad una immane dipendenza. Il che pone in rilievo un altro fatto, ossia:
che si tratta di una conseguenza.
Dal momento di “è già success3”, in poi, la realtà manifesta “qua (altresì)” si è trasformata in “qua (così)”. Il che equivale a porre tale “punto” come quella “leva, che ha già sollevato (rovesciato) il mondo (Archimede)”;
il punto di sospensione, da cui discende la forma vitale, sociale, ambientale, scambiata come unica possibile.
È, quindi, il tuo potenziale ad essere stato tagliato al di fuori d3lla “Caverna”. Infatti, tu sei diventat3… “tu”.
Ti sembra di leggere sempre le stesse “cose”
Ti sbagli, poiché l’esercizio rafforza la muscolatura, qualunque essa sia. 
Così, approfondire l’argomento quotidianamente comporta soprattutto l’evolvere attraverso il ricordo
Certo; tendi a credere che l’evoluzione significhi “futuro”.
Ma (ma), non hai fatto i conti con l’oste AntiSistemico;
infatti, “qua (così)”, evolvere significa ristagnare nella medesima sostanza che, puoi vestirti ed atteggiarti come vuoima non cambia mai (mai). 
Per cui, evolvere “è”, nella situazione paludosa che sembra cambiare, ricordare il “è già success3” e… oltre (ossia, prima).
Quindi, questo tipo di evoluzione (che è il ripristino di una versione perduta del mondo) riguarda, in realtà, il ritornare al passato (non, nel passato)
Ciò che è già passato, non significa per forze di cose che è, anche, inutile, sorpassato, rottamabile, etc.
Ciò che è già passato, in questi termini, “è” qualcosa che funziona diversamente... da come credi “ora” che possa funzionare la realtà manifesta “qua (così)”.
Se (se) pensi al passato, diciamo di Roma Caput Mundi, stai davvero pensando a qualcosa di superat3 (stai andando indietro). 
Ma (ma), diversamente, se (se) pensi al passato in termini della potenziale “era precedente (a quella AntiSistemica)”, allora (allora) stai andando avanti… 
Andando indietro con la memoria, vai avanti lungo la “via” dell’esperienza pregressa e da “lì” puoi ripartire di/con slancio
Nota come un qualsiasi Pc, abbia la possibilità di effettuare backup, immagini della memoria interna, salvataggi, punti e dischi di ripristino, etc. 
Che cosa significa = quando poni uguale alla memoria, l’ambiente “naturale” stesso, di conseguenza… tutt3 ciò che riguarda un Pc riguarda anche l’ambiente, con la differenza che nel primo “caso”, il Pc ti riguarda in minima parte, mentre (mentre) nel secondo “caso”, ci sei proprio dentro pienamente
Dunque, allo stesso modo, la memoria frattale espansa ambientale (che è infrastruttura, registro del funzionamento), in quale maniera agisce come nel Pc che hai a casa? 
Dove si trovano i punti di ripristino? E come si riesce ad azionarli?
Giunge dal “lontano” oriente, il concetto di Akasha:
Akasha… è il termine sanscrito per indicare l'etere.
Nell'Induismo il termine è utilizzato per indicare l'essenza base di tutte le cose del mondo materiale, l'elemento più piccolo creato dal mondo astrale.
Akasha è uno dei Panchamahabhuta o "cinque grandi elementi", la cui principale caratteristica è Shabda, il suono.
La qualità dell'Etere o Spazio è la capacità di far esistere delle cose al suo interno.
In hindi è il significato di Akasha è cielo…
Per le scuole filosofiche Hindu Nyaya e Vaisheshika l'Akasha è la quintessenza, substrato della qualità del suono, una sostanza fisica eterna, impercettibile e che tutto pervade
Negli ambienti teosofici fondati da Madame Blavatsky alla fine dell'Ottocento, fu identificato con l'analogo concetto di etere appartenente alla tradizione filosofica occidentale…
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Che cosa abbiamo:
l'essenza base di tutte le cose del mondo materiale
la cui principale caratteristica è Shabda, il suono
la capacità di far esistere delle cose al suo interno
substrato della qualità del suono, una sostanza fisica eterna, impercettibile e che tutto pervade…
Ossia:
etere
spazio
cielo
quintessenza
Ancora:
l'elemento più piccolo creato dal mondo astrale
Akasha è uno dei… cinque grandi elementi…
In principio era il Verbo…”.
Capisci che, senza mettere ordine in te, queste informazioni non fanno altro che creare il “caos”?
Un certo tipo di caotico movimento, che occupa tutt3 ciò che può occupare, in assenza dell’intenzione di “non lasciare nulla al caso.
Tutt3 è organizzazione “qua (così)”.
L’informazione che proviene dalla remota possibilità di raggiungerti, nonostante la ferrea legge AntiSistemica (firewall ambientale), necessita – ormai, “qua (così)” – dell’auto decodifica da parte tua, al fine di recuperare la versione originale della stessa, che soggiace in uno stato di mix, d’assieme, con l’interferenza ambientale che la “arricchisce (nella sostanza, che la impoverisce)”. 
È stato, quindi, più che sufficiente deviare te (trasformandoti secondo abitudine in “te”), al fine di 1) continuare a ricevere tale informazione (inarrestabile) ma, in maniera tale da 2) auto decodificarla in maniera distorta, ossia, secondo prospettiva parziale relativa all’assolut3 che ha il controllo da “a monte”, alias, il Dominio.
Tu sei e rimani la “chiave universale”, al fine di comprendere tale significato (memoria frattale espansa, informazione ambientale), anche se la distorsione interna che ti porti dietro/dentro offusca il risultato di tale operazione che, comunque, avviene sempre (sempre). 
Recuperare il “senso perduto” di tale memoria (esperienza), è il nesso fondamentale in grado di farti accorgere definitivamente della compresenza immanifesta del Dominio che, così, riesci ad “evocare” e controbilanciare (superare), finalmente.
Ogni “dibattito” avviene tra persone che fondamentalmente non hanno l’esperienza di ciò che dicono.
Ossia, discutono attraverso “sentito dire”, teorie, numeri, cifre, informazione di parte, etc.
Controllo. È tutta questione di controllo. Ogni dittatura ha un’ossessione. Tutto qui.
Ad esempio, nell’Antica Roma si nutrivano le persone con panem et circenses. Si distraeva la popolazione con l’intrattenimento.
Ma altre dittature usano altre strategie, per controllare le idee, la conoscenza. Come fanno? Riducono l’istruzione? Limitano la cultura? Censurano l’informazione?
Censurano ogni mezzo che l’individuo usa per esprimersi.
È importante ricordare questo. Si tratta di un pianoche si ripete in qualsiasi momento storico”…
Enemy
Lo insegnano anche nelle università? O è solo nei film? 
Che importa? Te lo stanno comunque dicendo. No?
No, a quanto pare. Vero?
“Chi” è che “fa” così? “Chi” è che opera in tal modo?
Non lo sai, solo se pensi ad un volto, con tanto di nome e cognome, nazionalità, età, etc.
Ma (ma), lo sai nel momento in cui… “ti sei accort3 che esiste”. 
Da qualche parte sul/nel Pianeta, esiste il Dominio, che è in carne ed ossa, come te.
Come iniziano le “cose”
Dimenticando ciò che c'era prima.
Con te che fai la differenza (meglio se “formulare”, pena il ritornare nuovamente da capo, ossia, ancora “qua, così”)…
“Fai… di fare la differenza, allora. Perché continuare a sopravvivere in questo giogo. Togliti tale strumento e… vedrai diversamente”.
     
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro (SPS) 2018
Bollettino numero 2240

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