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mercoledì 23 dicembre 2015

La miglior tazza di caffè al mondo.


 
"Ci siete riusciti. Complimenti. La miglior tazza di caffè al mondo. Ottimo lavoro a tutti. È bello essere qui. Ciao...".
Elf
C’è un film, si chiama Elf, che “sotto alle feste natalizie” fa sempre piacere rivedere. Orbene, nella sua trama c’è un episodio davvero curioso, legato allo spirito puro dell’umano, "che si crede elfo", perché adottato e cresciuto nella comunità degli elfi di Babbo Natale, al Polo Nord.
Quando Buddy (è il suo nome) arriva a New York, per incontrare il suo vero papà (che è stato inserito nella “lista dei cattivi”), prende tutto alla lettera, ossia:
ci crede.
La scena in questione, tra le altre, è caratterizzata dal fatto che, transitando di fronte all’insegna di un bar, si ferma attratto da quello che v’è descritto a mo’ di spot pubblicitario (e, dunque, non corrispondente al “vero”). 


Nella fattispecie:
La miglior tazza di caffè al mondo”.


Buddy, nel proprio candore originale, non “ancora inquinato dalla tabula rasa del/nel vivere sociale”, prende “per filo e per segno” quello spot pubblicitario “un tanto al chilo”, ossia (come già appuntato poco sopra) “ci crede”.


E che cosa fa? Entra nel bar e, appena dentro, si mette ad urlare – davvero compiaciuto – “Ci siete riusciti. Complimenti. La miglior tazza di caffè al mondo. Ottimo lavoro a tutti. È bello essere qui. Ciao...”. Lasciando nello stupore generale sia i clienti, che gli inservienti (perché… “quel comportamento puro – ingenuo – risulta a loro, soprattutto, deficiente”).
  

lunedì 6 luglio 2015

In cosa c(r)edi.


Perdita della "memoria".

O, meglio, “dove sei… sospinto/a”?
Se non siamo più cristiani che cosa siamo? Perché in qualche modo bisognerà pure definirci”.
Corriere della Sera (4 luglio 2015) pagina 29.
Hai proprio bisogno di una “definizione di te stesso/a”? A quanto pare “sì”, perché sei (con)vinto/a che serva per (ri)tagliarti nel reale manifesto (tutto quello che, ti dicono, esiste).
Fa caldo! E durerà ancora per molto, a quanto pare – nel (di)pendere dal tutto quotidiano (e, dunque, anche dalle “previsioni del tempo”). SPS (ri)"prende", oggi, su questa frequenza ad “importunarti”.
È ovvio, sei tu ad avere il “(tele)comando” nelle mani, tutta(via)… chieditelo:
“perché agisco in una determinata maniera?”.
Sei (con)vinto/a di essere proprio e dav(vero) tu, ad e(seguire) un simile gesto? Oppure, il gesto è tuo… come lo può essere quello di una macchina programmata a muoversi in una (pre)determinata maniera?
Il “tuo” gesto è solo l’ultimo ingranaggio/anello di una catena non lineare, non (de)scritta manual(mente) da quello che “vedi”. E lo puoi capire anche solo per la semplice constat(azione) evidente, che il processo decisionale si (di)parte da una zona “di te” non proprio alla luce del Sole:
l’interno della mente.
Input – output…
L’output è il “tuo” gesto (fare, eseguire).
L’input, in(vece), che cosa è?
Ispirazione. Idea. Pensiero (logica, interesse, credo)…
L’input, quando lo prendi in considerazione, ti rende simile ad una intelligenza artificiale.
  

giovedì 12 febbraio 2015

C®edere.


"Governare è far credere".
Niccolò Machiavelli
(Ri)flessione:
le religioni (tutte) ti passano una versione della realtà, ognuna diversa dalle altre, a cui i relativi “fedeli” sono chiamati a “c®edere” (nota: 1- il marchio registrato, 2- il “credere” che è, anche, 3- il “cedere”. Quale finezza frattale è contenuta nei termini riutilizzati, così… inconsapevolmente).
Domanda:
ogni altra “teoria” perché vale meno, rispetto a queste (che si auto annullano logicamente, di conseguenza)?
Constatazione (amichevole):
ad ogni altra teoria, i “fedeli e la cupola”, (ri)chiedono le “prove” di quanto viene asserito, come se (come se…) le religioni e, dunque, "la teoria in auge", fossero basate sulla relativa (com)provata realtà... della teoria stessa.
Ok?

Da “qua” non ci si (dis)costa, perché le “teorie sono tutte teorie”, sino a quando una non viene "provata". Il provare significa dimostrare ed avere dimostrazione diretta, dell’assunto che (pre)tende di governare la “logica” di una intera platea di individui (Massa, società, umani).
Dimostrare significa:
(com)provare dalla “a alla z”, l’intero excursus sul quale si basa la teoria che, solo in seguito, diventa “qualcosa di totalmente fondato/a”.
Ora… tutte le religioni su cosa si basano e cosa ti (ri)chiedono?
  • uno o più “libri sacri”
  • la necessità della “Fede”.
Dunque, si tratta di un “Credo”… di una logica (af)fondata sulla (ri)conoscenza a fondo perduto, o meglio, sul “pagherò”, da parte dell’ente religioso interposto al Dio di turno, che garantisce – un “domani” – qualcosa per il quale, ora ed in futuro, tu dovrai iniziare da subito a “pagare”.
Sì, perché ti viene (ri)chiesto di aderire ad una forma di reale, che (cor)risponde ad una “forzatura”, rispetto a quello che faresti se… una simile “(com)pressione” non esistesse.
Ossia, tu vieni “(s)piegato/(in)curvato” da una (com)presenza, che non ti dimostra realmente nulla, sino al momento in cui “non ci sarai più” (sarai morto) e solo allora “capirai”.