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domenica 23 maggio 2010

La semina della dualità.





“Accadde così che i due fanciulli, entrambi di nome Gesù, si avvicinassero l’uno all’altro. Inizia una vita in comune, della quale non può esistere la minima traccia di tradizioni esteriori, che però si sviluppa, come un fiore che si schiude lentamente da una gemma, dinanzi allo sguardo obiettivo di chi accetti nell’intimo il mistero di quella dualità. Fra i due fanciulli la potenza del destino, che aveva fatto incontrare le due coppie di genitori, agiva in modo particolarmente intenso, anche se non appariscente...

Anche nel loro aspetto fisico i due bambini dovevano essere molto diversi. Quello maggiore d’età dobbiamo raffigurarcelo scuro di capelli e di occhi, con tutti i caratteri della sua stirpe, di cui nella sua famiglia si era sempre coltivata rigidamente la purezza. Il bambino più giovane invece, nato in Galilea, il “paese dei popoli”, dove vigeva il principio della mescolanza delle razze più che quello dell’esclusività razziale, possiamo forse raffigurarcelo anche esteriormente di aspetto solare, chiaro di occhi e biondo di capelli…

La massima diversità esisteva anche fra le caratteristiche animiche dei due fanciulli: alla intima quiete sognante e alla specialissima irradiazione che emanava dal più giovane, si contrapponeva nell’altro un’incessante avidità di apprendere e di progredire, e talvolta un orgoglio quasi regale…”.

Da “Infanzia e giovinezza di Gesù” di Emil Bock; pag. 144 e 145