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venerdì 18 giugno 2010

Separare l'acqua dal petrolio.





Esiste libera in Natura ogni risposta, ogni rimedio, ogni “cura”, ogni “cosa” ed il suo contrario. Esistono sia il ghiaccio che il fuoco, gli estremi che si “toccano”. Cosa significa ciò? Che è sufficiente “cercare”. Questa è una delle chiavi di accesso ad un mondo molto diverso da quello che riteniamo di conoscere attraverso l’uso dei sensi “maggiori”. La verità è nascosta dentro di noi, ma anche sparpagliata fuori di noi: appunto in ogni “cosa”. Il modo migliore di nascondere qualcosa è di dividerlo e metterlo alla luce del Sole. Dunque la ricerca assume un significato basilare.

Ma questa ricerca come deve essere condotta al fine di non evidenziare una “mancanza”? 

Sappiamo che la legge d’attrazione attira a noi ciò a cui maggiormente pensiamo, come dei magneti attirano a sé la limatura di ferro. Questa limatura di ferro che “desideriamo” oppure che “cerchiamo” può corrispondere anche ad altro, rispetto all’oggetto del nostro desiderio. Perché? Dipende dalla frequenza dei pensieri che supportano la nostra ricerca. Se prevale la frequenza di mancanza vivremo l’esperienza della mancanza, in altro modo vivremo l’esperienza della ricerca. Ma anche questa vibrazione può farci vivere per molto tempo alla “ricerca”: ossia in ricerca perenne senza avere ragione della ricerca stessa. Esiste un’altra modalità vibrazionale che, invece, può portare come risultato pratico la risoluzione della ricerca: l’immaginarsi chiaramente già giunti a “destinazione”, sviluppando fiducia e grazia. Così come è riuscito a coronare gli sforzi di una intera Vita Howard Carter, quando il 4 novembre 1922 scoprì la tomba del faraone Tutankhamon:

“Dal 1907 al 1914 gli scavi, tra successi e sconfitte, consentirono alla coppia Carter-Carnavon di scoprire alcune tombe, ma il sodalizio venne interrotto dallo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1917 Carter riprese gli scavi nella Valle che, però, non fornirono i risultati sperati dal magnate inglese; cionondimeno gli scavi continuarono. In previsione del rinnovo della concessione di scavo, il direttore del Servizio delle antichità egiziano, Pierre Lacau, preavvertì Lord Carnarvon dell'impossibilità di rinnovare la concessione che sarebbe perciò scaduta nell'aprile del 1923, annullando così gli accordi già intervenuti tra lo stesso Carnarvon ed il precedente direttore del servizio, il francese Gaston Maspero. Fu così che Carnarvon decise di non rinnovare la concessione e rientrò in Gran Bretagna. Carter, perciò, abbandonò momentaneamente gli scavi, e lo raggiunse ottenendo un'ultima campagna di scavo e giungendo, addirittura, a dichiarare di essere disposto a sostenerne personalmente le spese. Rientrato in Egitto il 1º novembre 1922, Carter fece spostare il campo di scavo proprio dinanzi all'ingresso della tomba KV9 di Ramses VI, faraone della XX dinastia, (in un triangolo ove aveva già lavorato parecchi anni prima, ma che aveva incomprensibilmente abbandonato). Qui erano precedentemente stati rinvenuti i resti (ritenuti archeologicamente privi di importanza) di alcune capanne costruite proprio dagli operai che avevano lavorato alla tomba KV9 e proprio in questo punto, tre giorni dopo, il 4 novembre 1922, venne scoperto il primo gradino di una scala di accesso ad un ipogeo”.
Fonte: Wikipedia

Carter, mosso da una forza inesauribile, ha la meglio su “tutto” ciò che gli sbarra il cammino; la scoperta avviene tornando sui propri passi e scavando in un punto dove era già passato. È come se Carter fosse tornato indietro nel tempo e avesse modificato la propria frequenza cerebrale. Questa vicenda dimostra come, a volte, sia meglio “tornare indietro sui propri passi”, ossia riflettere, ricalibrare le spinte, le motivazioni che si è seguite sino ad un determinato momento privo di evidente successo. Pertanto le tappe sembrano essere:
  • evitare di manifestare l’evidenza di una mancanza
  • evitare di manifestare l’evidenza di una ricerca continua
  • sintonizzarsi, immaginare il vero ed unico risultato che si desidera come se già lo si “avesse”
La frequenza migliore è dunque quella che porta l’acqua a divenire “viva”: quella che esprime l’Amore e la gratitudine.

Ogni altra componente vibrazionale appesantirà la forma d’onda emanata dal nostro essere. In elettronica sono stati sviluppati dei “filtri” che limano le armoniche della corrente; un esempio su tutti è la trasformazione della corrente alternata in corrente continua. Ognuno di noi dovrebbe raddrizzare o stabilizzare la propria funzione d’onda emanata, perché la “qualità” di ciò che emaniamo, in questo senso, è foriera o anticipatrice del risultato ottenuto. È come dire “il buongiorno si vede dal mattino” o “chi ben inizia è già a metà dell’opera”.

Un esempio? L’amico Danilo di www.liberamenteservo.it ha inviato una mail in cui si afferma ciò:

A causa della pubblicazione/diffusione di questo documento Facebook ha disattivato coercitivamente e senza preavviso il mio account, che contava oltre 4.100 amici/contatti, 3 gruppi e una pagina da me fondati, e decine di gruppi e pagine con le quali collaboravo. Questo increscioso episodio potrebbe confermare l'esistenza di un "manovratore" dietro le quinte che controlla e censura? In tal caso, visto che fino a ora avevo già pubblicato centinaia di documenti senza mai venire disattivato, la mia esplusione da facebook potrebbe significare che il documentario proposto è davvero di enorme importanza e qualcuno non gradisce la sua divulgazione? Valuta tu stesso/a e, se lo ritieni utile, ti prego di aiutarmi nella sua diffusione attraverso tutti i canali e i contatti di cui disponi. Grazie.
P.s.: è possibile scaricare gratuitamente per la divulgazione il documento con il testo e i collegamenti, cliccando sul seguente link:       
  
Ebbene, il documentario sull’acqua è notevole e dimostra come la stessa sia praticamente “uccisa” dai moderni metodi di intubazione che la conducono nelle nostre case e dalla nostra totale inconsapevolezza.

È un documentario russo che "colpisce" sotto vari aspetti e che consiglio vivamente di vedere o di leggere, visto che è presente nel sito anche la trascrizione di ciò che viene detto.

Ecco l’esempio a cui mi riferivo: la falla nella tubazione dell’impianto BP che sta ammorbando le acque planetarie da un mese circa ha molti significati “sottili”. Intendo evidenziarne uno, ossia quello relativo alla volontà di ripulire le acque. Volontà che maschera probabilmente la vera origine del “guasto” o incidente, cosa che non voglio approfondire in questo articolo. Però partendo dal presupposto che tutto è, alfine, opportuno e che non esiste il caso, nel documentario ad un certo punto si vede questo:

applicando all’acqua una frequenza particolare, certamente positiva, si riesce a dividerla dal petrolio!

Ecco la trascrizione dell’esperimento visibile a partire dal minuto 1:10 del video4 del documentario:

Abbiamo preso due contenitori con una emulsione di petrolio. Il prodotto di scarto del petrolio è un composto stabile d'acqua e petrolio che in stato normale dura per anni. In questo esperimento a titolo di esempio, viene applicato un irraggiatore lasciandolo agire sul contenitore per la durata di 7 giorni. Questo stimola le molecole dell'acqua a spezzare il legame molecolare col petrolio. Confrontiamo i due contenitori dopo 4 giorni l'acqua si è già divisa dal petrolio, il confine tra l'acqua e il petrolio ha una costituzione a cratere, e ciò significa che il processo di divisione continua.
(Alexander Solodilof, dottore in scienze associato RAEN, Russia): "Il campo che usiamo sull'acqua è comparabile con il campo elettromagnetico del cuore".
7° giorno sotto effetto, l'esperimento è concluso, l'acqua è completamente separata dal petrolio.

Ciò che deve colpire con grande intensità la nostra attenzione è questa frase:

“Il campo che usiamo sull’acqua è comparabile con il campo elettromagnetico del cuore”.

A cosa stanno pensando i soci della BP maggiormente in questo periodo? Certamente vivono nell’angoscia di perdere tutto, di fallire: hanno paura! Per cui vivono la paura applicata alla realtà.

Hanno quello a cui maggiormente, ora, stanno pensando.

La loro ricerca è una “non ricerca” ma un lento ed inesorabile affondare in quelle stesse acque ammorbate che, sia fuori  che dentro, li caratterizzano.

Se veramente fossero intenzionati a porre rimedio al danno ambientale attirerebbero “qualcuno” che porterebbe loro questa soluzione “naturale”. La soluzione già presente in Natura che attende solo di essere immaginata e, per questo, richiamata allo stato di manifestazione visibile.

Vivendo dal cuore sarebbe tutto più facile, anzi naturale… 

Allo stesso modo la falla dovrebbe essere chiusa definitivamente in maniera naturale. Comprendo che in questo esperimento si parla di prodotto di scarto del petrolio da dividere in acqua e petrolio, però lo stesso principio è direttamente applicabile. Solitamente il petrolio galleggia sull'acqua, ma in questo caso, mi sembra di capire, che la situazione sia diversa dal solito, con "macchie" enormi sotto la superficie d'acqua.