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venerdì 3 novembre 2017

La Terza e Quarta legge di SPS.



Significare… da “signum (segno)”… e “ficare per facere (fare)”… far conoscere altrui alcuna cosa con segni, ma nell’uso questi segni sono per lo più le parole.
Dimostrare, esprimere, palesare, fare intendere, mandare a dire…
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Segnare, fare segno, etc. che cosa significa
Cosa/chi viene chiamat3 in causa? 
“Qua (così)” sei abituat3 ad una certa linearità della/nella “tua” logica, che a sua volta dipende dallo schema fisso (paradigma) ambientale (usi e costumi, tradizione, convenzione, legge, etc.). 
Il che, tradott3, ti porta come a ricircolare in un modello, del/nel quale non hai nemmeno l’idea di esser e far parte; ciò che ha sempre (sempre) comportato la guerra e il coinvolgimento della Massa per poterla chiamare tale (guerra). 
Pensa a quella guerra, dichiarata fra due Stati (il lignaggio che è al rispettivo comando), che non può verificarsi poiché la Massa non vi partecipa, lasciandola confinata al livello che l’ha immaginata (intesa). 

martedì 27 giugno 2017

Significativamente (1).



“Hai voluto la bicicletta? Allora… pedala!”. 
Il “motto” intende in questa maniera. Ossia, nella convenzione “scientifica”, anche il luogo comune ne prende spunto, forgiandosi di conseguenza, in quanto “usualità del/nel linguaggio”. 
L’espressione ha più piani di lettura e di valenza, tuttavia – a parte la “filosofia” – è significativa in termini di “moto, energia, movimento, carburante, etc.”. 
Una simile lessico non avrebbe avuto efficacia, se all’interno di una realtà manifesta – ad esempio – organizzata sull'esistenza del moto perpetuo, perché – a parte la “filosofia” – la bicicletta avrebbe goduto di una simile proprietà. 
È vero, anche, che la bicicletta, nell'esempio “morale (l’hai voluto tu. Ora datti da fare!)”, in questione, è stata scelta proprio come mezzo azionato con la forza delle gambe umane, infatti, la metafora non regge se si prende come riferimento la “motocicletta”, che è – già – una forma di “automatismo (a parte il discorso, dipendenza dal carburante, il veicolo funziona automaticamente)”. 
Ergo; l’automatismo comporta “assenza di ‘forza di volontà’ umana”, mentre, il meccanismo “servo alimentato” dipende proprio dalla caratteristica “forza umana”, utilizzata come motore unico. 
La scelta della bicicletta, come luogo comune per il significato morale, agganciato, risente del passato umano, della storia della tecnica e della Fisica e – dunque – è la conseguenza delle varie tappe che hanno “trasportato” il sapere scientifico e l’umanità stessa, da epoca in epoca, di valenza in valenza, e di memoria in memoria. 

lunedì 6 febbraio 2017

La spersonalizzazione della singolarità osservante.




L’osservazione non è solamente un atto passivo (infatti, che cosa è la creazione, se non osservazione a tuttotondo?).
Non è il semplice guardare. È, anche di più.
È, ad esempio, interesse (la creazione "è"... interesse).
Qualcosa che risente, appunto, di una personalizzazione (nella forma gerarchica del paradigma). Qualcosa che “giunge indirettamente dall'alto”: 
dalla compresenza immanifesta dominante (dal vertice distaccato, dell’edificio reale manifesto).
Questo avviene dal momento in cui “è potenziale (possibile)”.
Ma non è un valore assoluto, sganciato dal tipo di forma di potere, applicato alla realtà da manifestare e che, dunque, si manifesta (a livello di grande concentrazione di massa, giurisdizionale, dominante).
Non è scritto da nessuna parte che qualsiasi “legge (fenomeno)”, implementat3 nella realtà manifesta “ad immagine e somiglianza”, sia un valore assoluto.
Qualsiasi “dispositivo” di questa entità, risulta reale (e si manifesta ad hoc) nella misura in cui esprime e raffigura, nella sostanza, l’Autorità massima compresente nello stesso “piano” da controllare, poiché controllabile e per questo motivo, allora, controllato.
Qualsiasi “legge” è un optional (e lo comprendi meglio, osservando le leggi sociali umane):
qualcosa che descrive una “relazione”
sia indiretta che diretta
causale
con la ragione fondamentale
“a monte” di tutt3 “qua, così”.

venerdì 17 giugno 2016

Cui prodest?



Che cosa ti serve?”.
Meglio… “Che cosa mi serve, per…?”. Ecco il motivo (la “domanda” che si pone la dominante) della “forma” del reale manifesto “qua, così”, ossia:
  • a chi giova, tutto questo?
  • a chi giova, la “forma” del mondo?
E bada bene che, il vecchio e consueto “adagio” che afferma “il pianeta sta morendo, coi suoi sfruttatori ciechi”, è… solo “sabbia negli occhi”.
Lo hai già visto molte volte, che non è così.
Il pianeta può solo trasformarsi. Il petrolio, imbrattante il golfo del Messico, misurato a suon di milioni di barili, è stato – in parte – recuperato dall’attività di impresa umana, ma… in gran parte è stato “assorbito (mangiato) da organismi che si sono creati sul posto”, ad hoc.
Se questa non è una "risposta (in tal senso, auto trasformante)", l’ennesima compensazione “naturale”, di qualcosa che può trasformarsi continuamente, senza mai “cambiare ciò che è la propria natura (progettazione)”, allora quale è la risposta che ti attendi come assolutamente valida?
L’uso del linguaggio, devia dalla propria attenzione. Esso crea dipendenza, in ogni forma emersa. Di più, allorquando la dominante “decide anche per te”…
SPS ritrova.
Ossia, senza il recupero della propria memoria ed esperienza, pregresse, rimani nello status quo by “momento di ‘è già successo’ dominante”. In qualcosa dove lo sviluppo, l’evoluzione, il progresso, etc. sono esclusivamente relativi allo status quo, stesso.
Alias:
  • alla situazione dominante, della dominante, sempre più dominante.
E tutto quello che (ti) succede, è sempre la risposta alla “domanda (intenzione, progetto)”:
  • che cosa mi serve, per…?”
quando, tuttavia
  • non sei tu a portela, “qua, così”
bensì
  • è la dominante (compresente ma non manifesta) che... “non esiste ma c’è”.
   

giovedì 29 ottobre 2015

La "recettività".


 
Funziona tutto alla stessa maniera “indivi-duale”:
  • domanda ed offerta
  • input ed output
  • trasmissione e ricezione.
“Qua… funziona… così (sempre con il terzo incomodo)”:
con Dio che chiede di pregarlo, altrimenti "non esiste più, per te;  nel tempo, infatti, lo dimenticheresti".
Ma, se analizzi frattalmente la situazione di ogni situazione, puoi ritrovare uno schema ricorrente. Quale?
Come un… segnale portante, che obbliga (devia) ogni situazione a comportarsi in una certa predeterminata maniera. Quale?
Se ci pensi, sfugge via.
Se lo cerchi, sfugge via.
Se lo ricerchi, non lo ritrovi mai
Per cui, alla fine, sei portato/a a pensare che… non esista una spiegazione, perché non esiste “la spiegazione”, ossia, che è tutto normale/naturale, così, da che hai memoria.
La “tua” esperienza ti ispira a credere che… sia tutto e che sia anche “tua”.
Ma non è affatto, così. Succede qualcosa “tra le righe (nell'aria)”. Nel Mondo del “sottile”, tu decadi ogni volta ed ogni volta pensi che sia la Vita ad essere “dura”. Pensi che sia corretto, anche se... "uffa!". Pensi che devi sempre fare “fatica”, che devi lottare per tutto e devi lottare contro tutto e tutti.
Ma… quale è (1) lo “schema ricorrente”? E… quale è (2) la “predeterminata maniera” che ti ha?
Ad (1), SPS risponde: la dualità.
A (2), SPS risponde: il “tuo” servizio.
La dualità elimina la “tua” attenzione dall’alternativa sostanziale che, in sintesi, esiste sempre ma risulta come “sfocata via” rispetto al tuo accorgerti, proprio mentre “servi” allo status quo… “servendo il Dominio”.
Dunque, il “terzo stato” è ciò che raccoglie tutto quello che “non serve alla dualità” per auto mantenerti “qua, così”.