mercoledì 4 maggio 2011

Risvegliarsi alla/con la Noosfera.





Rabbia, paura, violenza: sono loro il lato oscuro. Veloci ti raggiungono quando combatti. Se anche una sola volta il sentiero oscuro intraprendi, per sempre esso dominerà il tuo destino. Consumerà te come consumò l'apprendista di Obi-Wan.
Yoda

La concezione delle ‘cose’, dal punto di vista umano, è una questione di prospettiva. Il vedere da un ‘punto diverso' la trama della Creazione, arricchisce lo scenario stesso al quale si ‘accede’. È come aggiungere un ingrediente segreto, un tocco magico alla ricetta dell’Universo. Per questo motivo si dice che l’umanità è in grado di co-creare la realtà manifesta di cui essa stessa è viva parte. 

L’osservatore riflesso nell’osservato.

Gli Human Bit sparsi in Terra contribuiscono a verificare l’equazione del Creatore e contemporaneamente innalzano il proprio grado di evoluzione e di iniziazione. Nel reame del Tempo sequenziale tridimensionale, il percorso appare lungo e ricolmo di difficoltà. La discesa vibrazionale, dovuta all’immersione nella densità energetica, comporta il ‘rischio calcolato’ della dimenticanza. Dimenticare per poi ricordare, smarrirsi per poi ritrovarsi. In questo orizzonte ciclico è racchiusa l’analogia con quelle qualità che occorre sviluppare, coltivare, autoeducare al fine di onorare l’impegno preso responsabilmente, prima della nostra ‘partenza da casa’: conoscere se stessi

La conoscenza del proprio Sé è un fulcro della padronanza della propria energia divina di co-creazione. Tutto ciò che ‘emerge’ vivendo in Terra è, alfine, opportuno. Vivere tutto questo ‘tutto’ in maniera distaccata ma presente è una qualità necessaria sulla via che si è volontariamente deciso di percorrere. Quale è la Missione a noi assegnata?

Agire in conseguenza del 'sentire' in modo equilibrato e illuminato, secondo ciò che abbiamo imparato e non ricordato: con viva responsabilità e qualità dell’intenzione. Oltre ad ogni interferenza, giudizio, separazione, illusione, credo, abitudine o sensienza. In quella luce che non manca mai, appellata Amore Incondizionato… Luce di ‘Casa’ o Luce ‘Centrale’…

La struttura dell’universo è segmentata in sette superuniversi ciascuno dei quali ruota intorno ad un universo centrale. L’universo centrale è la dimora materiale della Sorgente Primaria. Poche persone comprendono che, al fine di governare l’universo materiale, il Creatore Primario deve abitare la materialità ed operare nell’universo materiale. L’universo centrale è la sua dimora materiale ed è eterno. E’ circondato da corpi di gravità oscura che lo rendono essenzialmente invisibile anche a quelle galassie che si trovano nelle più immediate vicinanze della sua periferia che, per inciso, ospitano la Razza Centrale.
 
L’universo centrale è immobile ed eterno, mentre i sette superuniversi sono creazioni di tempo e ruotano intorno all’universo centrale in senso anti-orario. Intorno a questi sette super-universi c’è lo spazio 'esterno' o periferico, che consiste di elementi fondamentali non-fisici di materia non-barionica o anti-materia, che ruota intorno ai sette superuniversi in senso orario. Questo immenso spazio esterno è la camera di espansione in cui si espandono i superuniversi. L’universo conosciuto che i nostri astronomi osservano sono per lo più un piccolo frammento del nostro superuniverso e lo spazio di espansione agli estremi limiti della sua periferia.
 
Ai margini dell’universo centrale risiede la Razza Centrale, che contiene la matrice originale del DNA umano della creazione. Ad ogni modo, è una razza talmente antica da apparire a noi come Dei, quando invece essi rappresentano i nostri futuri sé. Tempo e spazio sono le sole variabili di distinzione. La Razza Centrale è conosciuta alla nostra razza più antica come gli dei creatori che hanno sviluppato la matrice originaria della specie umana e poi, operando unitamente con i Veicoli dell’Anima, hanno seminato le galassie man mano che gli universi si espandevano. Ciascuno dei sette superuniversi ha un distinto proposito e una sua specifica relazione con l’universo centrale tramite la Razza Centrale in base al modo in cui la Razza Centrale ha sperimentato il DNA per ottenere incarnazioni fisiche compatibili come veicoli dell’anima.
Estratto da: Passaggi Segreti (Camera 3) - Wingmakers

L’umanità non è lasciata da sola nel compiere questo ‘viaggio’ come, del resto l’umanità non è la sola a compiere questo ‘viaggio’. Le entità che si occupano della nostra ‘assistenza’ fuoriescono direttamente dall’emissione Creativa ad opera della manifestazione centrale. Il Creatore è anch’esso in evoluzione, per cui ognuno di noi è in evoluzione e per questo motivo ‘tutto’ concorda a permettere l’evoluzione stessa. Cosa si intende per ‘evoluzione’? 
 
Verificare una equazione ideale.

Un errore concettuale comune può essere il considerare l'evoluzione un processo di 'miglioramento' delle specie o di semplice aumento della complessità degli organismi o ancora più semplicemente nella capacità di 'uscire vincente' dal processo di selezione naturale. Ciò che in realtà mutazione e selezione producono è adattamento all'habitat e quindi, in tal senso, può comportare anche 'perdita' di caratteri e di funzionalità e una semplificazione. L'insieme delle condizioni ambientali e delle relazioni con le altre specie sussistenti ad un dato momento costituisce l'habitat ed esso è, al contempo, una fonte di selezione e il terreno in cui si esplicano gli adattamenti in essere. 

Un troppo rapido cambiamento delle medesime condizioni, quindi, può giungere a causare l'estinzione di popolazioni evolute nel senso di una forte specializzazione.
Da Wikipedia 
 
Verificare una equazione ideale.

Questa ‘verifica’ può avvenire solo nella densità della materia, ma a ‘ritroso’ corregge e sviluppa nuovi modelli sempre da sperimentare. È più facile comprendere questo fenomeno osservando quello che, ad immagine e somiglianza, sta effettuando l’umanità in ambito tecnologico, oppure nell’ambito più generico della progettazione e sperimentazione. Si intuisce, si pensa, si progetta, si crea, si esperimenta. Ma tutto questo ‘fluire’ non avrebbe senso senza un - perché? Ossia, cosa c’è da 'affrontare'? Perché progettiamo quel qualcosa? 

Certamente per affrontare un ‘problema’, una ‘resistenza’…

Senza questa ‘resistenza’ non avremmo avuto quel ‘valore aggiunto’ da estrarre dal nostro processo superiore. Pensiamoci bene. Ora, alla luce di questa evidenza, come possiamo inquadrare ogni 'avversità'? 

La separazione tra il bene ed il male è un’altra illusione.

La differenza risiede interamente nella viva partecipazione al fenomeno in questione. Vivere la ‘scure’ della separazione è cosa estremamente ‘vera’ e foriera di un forte coinvolgimento. Il ‘gioco’ è certamente serio, perché non si tratta di un gioco pur rimanendo, egli stesso, circoscritto nell’ambito di una ‘rappresentazione progettuale’ immanente (ossia ciò che risiede nell’essere, ha in sé il proprio principio e fine e, facendo parte dell’essenza di un soggetto, non può avere un'esistenza da questo separata - da Wikipedia) e trascendente (indica in filosofia e teologia il carattere di una realtà concepita come ulteriore, "al di là" rispetto a questo mondo, al quale pertanto si contrappone secondo una visione dualistica - da Wikipedia) ‘dentro’  e contemporaneamente ‘al di là’, come solidi di geometria sacra che ruotano in una sfera e ‘dialogano’ con l’energia del tutto.

La separazione era necessaria. Il nostro ‘Avversario’ anche. 

I ‘parassiti’ costituiscono una classificazione temporanea conferita loro da un punto di vista ancora immaturo: il nostro. Espresso, ad esempio, dalla caccia ai virus che la medicina allopatica conduce sistematicamente in ogni ‘occasione’ di malattia. Si confonde la causa con la conseguenza. La cosa meravigliosa che succede, scrivendo questo da parte mia, è che mi separo nella condizione del giudicare la medicina allopatica. L’imperfezione ci è amica. Da questo ‘motivo’ comprendo che non si tratta di imperfezione ma, bensì, di ‘perfezione itinerante’: la perfezione perfezionabile ma pur sempre perfetta per l’attimo di presente che viviamo con attenzione

Da questa prospettiva il giudizio viene meno, in quanto fagocitato dalla presenza del momento vissuto con tutta la propria imperfetta, ma opportuna, realizzazione del sé. 

Se le ‘cose’ potessero avverarsi all’istante, faremmo a meno di… soffrire? Penso di sì. O forse, no? Nella biodiversità e numericità umana, mai dire mai. Siamo mutevoli e capaci di tutto. Esistono infinite gradazioni della percezione esistenziale riconvertite nella massima popolare che afferma ‘della palla che è rotonda’. Tutto può accadere. Tutto può colorare questo Scenario 3d.
  
Ma, allora, cosa deve succedere per ‘tirare una somma’? 

Possiamo andare avanti per sempre a sperimentare ogni ‘pertugio’? No. Non mi sembra proprio il caso. Viviamo diverse fasi del processo naturale evolutivo. Viviamo nelle fughe e nelle attese, negli slanci e nei vuoti, nella forza e nella debolezza, nei trend e nei consolidamenti… è naturale. Occorre comprenderlo in maniera sensibile, perché ognuno di noi vorrebbe sempre di più, come il profitto atteso sempre in crescita dalle Multinazionali o l’illusione del Pil di uno Stato. Non è possibile perché sarebbe sovrumano, magico, non adatto alla sperimentazione tridimensionale, persino non opportuno.

Per questo abbiamo compreso l’esistenza dei ‘cicli’. In questa maniera si sono resi palesi. Non bastava osservare le fasi lunari o l’alternanza del giorno con la notte o il nostro umore. No, dovevamo saggiare con mano la ruvida presenza dei cicli. Come? Subendoli.

Ad esempio, il ciclo economico è sempre percepito da tutti e quasi sempre vissuto con consapevolezza limitata nella sua apparente drammaticità legata alle fasi di ‘debolezza’. Non si tiene conto che ‘non c’è crescita vera senza un vero consolidamento’. Il grafico del Dow Jones cresce da 100 anni, ossia è sempre cresciuto: è possibile una cosa di questo tipo? È sostenibile? Diminuendo la scala temporale, possiamo osservare che questa crescita continua a livello secolare, è stata inframmezzata da crisi violente e quasi sistemiche, poi ‘superate’. Vivere in quegli ‘attimi’ avrebbe comportato anche prendere in considerazione atti estremi

Vivere le fasi di grande crescita avrebbe instaurato in noi altri tipi di ‘tentazioni’. Vivere entrambe le fasi cicliche corrisponde al saggiare le estremità della scala emozionale e tentare di sviluppare la padronanza del proprio Sé. Le entità che si occupano della nostra ‘assistenza’ lavorano alacremente per permettere l’instaurarsi spontaneo di questa padronanza. Che cosa si intende con questo termine?

La condizione di chi è padrone.

Padrone di chi? Ovviamente di se stesso.

Perdonate la lunghezza della prossima citazione, ma è opportuna al fine di rendersi conto del fatto che esistono Mondi di cui non abbiamo sentore, ma che sono molto più 'vicini' a noi dell’anello che portiamo al dito:    

Poi, dopo l’evoluzione dell’antica Luna durante la quale ad opera degli spiriti del movimento è stato posto il germe del corpo astrale, è toccato agli spiriti della forma di dare sulla nostra terra all’uomo l’io, affinché distinguendosi dal proprio ambiente, l’uomo potesse in certo modo diventare un essere autonomo. Ma se anche, grazie agli spiriti della forma, l’uomo fosse diventato un essere autonomo nei confronti del mondo esterno, nei confronti di quanto lo circonda sulla terra, mai ad opera degli spiriti della forma egli sarebbe diventato un essere autonomo nei confronti di quegli spiriti stessi; egli sarebbe rimasto dipendente da loro, sarebbe stato guidato e diretto totalmente da loro. E che ciò non sia avvenuto, è dovuto all’azione, in certo senso perfino benefica, delle entità luciferiche che nell’epoca lemurica si sono contrapposte agli spiriti della forma

Queste entità luciferiche hanno dato all’uomo la speranza della libertà; d’altra parte gli hanno anche dato la possibilità del male, la possibilità di cadere nelle passioni e nelle brame sensuali. E a che cosa in sostanza si sono appigliati gli spiriti luciferici? Si sono appiglianti a ciò che c’era già e precisamente a ciò che per ultima era stato dato all’uomo, al corpo astrale che era allora in un certo senso l’elemento più interiore dell’uomo. Lì essi si sono stabiliti, del corpo astrale essi si sono impadroniti. Altrimenti, se cioè le entità luciferiche non fossero intervenute, del corpo astrale si sarebbero impadroniti soltanto gli spiriti della forma; e gli avrebbero impresso quelle forze che conferiscono all’uomo il volto umano, quelle forme che appunto avrebbero reso l’uomo immagine degli dei, immagine degli spiriti della forma. 

Tutto ciò si sarebbe attuato per l’uomo; ma l’uomo sarebbe rimasto dipendente dagli spiriti della forma durante tutta la vita e per tutta l’eternità. 

Le entità luciferiche, dunque, si sono per così dire insinuate nel corpo astrale; per cui da allora, in questo corpo, hanno agito due tipi di entità: quelle che spingono l’uomo in avanti, e quelle che invece ostacolano l’uomo nel suo incondizionato progresso e che hanno in compenso rinsaldato interiormente la sua indipendenza. Se le entità luciferiche non fossero intervenute, l’uomo, quanto al corpo astrale, sarebbe rimasto in condizione di innocenza e di purezza. In lui non sarebbe subentrata nessuna passionalità a fargli bramare ciò che solo sulla terra egli può trovare. Le entità luciferiche hanno reso per così dire più grossolane, più basse le passioni, gli istinti, le brame. Se le entità luciferiche non fossero intervenute, l’uomo sarebbe rimasto nella condizione di avere una continua nostalgia per la sua patria, per il regno spirituale da cui è disceso. Non avrebbe trovato piacere nelle cose che lo circondano sulla terra; gli sarebbe stato impossibile trovare un interesse per le impressioni che si ricevono in terra.
 
A questo interesse, a questa brama per le impressioni terrestri egli è pervenuto ad opera degli spiriti luciferici. Sono essi che lo hanno impigliato nella sfera terrestre pervadendo il suo elemento più interno, il corpo astrale. E come mai è accaduto che allora l’uomo non abbia del tutto abbandonato gli spiriti della forma o in genere i regni spirituali a lui superiori? Come mai è accaduto che l’uomo non sia totalmente caduto preda dei suoi interessi egoistici e delle sue brame? Ciò è accaduto perché gli spiriti che fanno progredire l’uomo hanno preso contro tutto ciò le loro misure; hanno cioè compenetrato l’entità umana di qualcosa che altrimenti in questa entità umana non ci sarebbe stato; l’hanno compenetrata di malattia, di dolori, di sofferenze.
 
Questo è stato il necessario contrappeso alle azioni degli spiriti luciferici

Gli spiriti luciferici hanno dato all’uomo le brame sensuali; ma contro ciò le entità superiori hanno adottato le loro contromisure: cosicché l’uomo non potè più soggiacere incondizionatamente all’influsso del mondo dei sensi, perché, come conseguenza delle brame e degli interessi per questo mondo, le entità superiori hanno dato origine alle malattie e al dolore; per cui oggi nel mondo ci sono altrettanti dolori e altrettante sofferenze quanti sono gli interessi rivolti meramente al mondo fisico, al mondo sensibile. Entrambe le cose si tengono assolutamente in equilibrio: non ne esiste nel mondo una più dell’altra; tante brame sensuali, tante passioni, altrettante malattie e sofferenze.
 
Questa fu, nell’epoca lemurica, l’azione contrapposta degli spiriti luciferici e degli spiriti della forma. Se gli spiriti luciferici non fossero intervenuti, l’uomo non sarebbe certo disceso così presto nella sfera terrestre. La sua passionalità, le sue brame per il mondo sensibile, hanno anche fatto sì che i suoi occhi si siano aperti prima del previsto e che egli abbia potuto vedere anticipatamente tutto l’ambito dell’esistenza sensibile…
Influssi Luciferici, Arimanici, Asurici - Rudolf Steiner

Trovo meravigliosa questa testimonianza che ci ha lasciato Steiner, più di 100 anni fa, quando il Dow Jones batteva le prime contrattazioni. Tutto ciò dimostra come questo piano degli eventi, l’Antisistema, sia esattamente ribaltato rispetto al pieno ideale a cui tutti aspiriamo nostalgicamente. 

Gli Spiriti del bene che introducono la ‘sofferenza’, e gli Spiriti del male che introducono lo spunto della ‘libertà’.

Se il nostro ‘sentire’ permane nella mancanza di consapevolezza e nella separazione del giudizio, ebbene, li vivremo a pieno: ed esisterà il bene ed il male scissi dentro di noi. E a noi spetterà il discernere tra di essi. È sempre tutto opportuno. Esiste nella corrente ‘filosofica’ di Steiner un grande approfondimento di  questa tematica ‘scabrosa’. Perché? Perché è un potente mezzo per aumentare la nostra consapevole scelta di vivere nel presente con altri ‘occhi’. Tutto è proteso a darci una mano, anche in maniere che ci sembrano irriguardose del vivere secondo una certa moralità acqusita, ma quasi sempre bivalente, spaccata in due, melliflua perché ancora in evoluzione o in-formazione

L’ambiente esterno ci riflette e ‘ci ha’, allo stesso tempo.

Siamo miscelati in lui e con lui, costituiamo una ‘pasta’ unica. È facile cadere in preda allo sconforto di un ‘momento’ per questa simultanea interattività. Lo dimostra Ugo Foscolo, ad esempio:

Del grande scrittore si sa che aveva un alto concetto di sé nonostante la condizione materiale e sociale relativamente modesta. Nel corso della sua vita fu sempre fedele ad alcuni ideali, come l'amore per la patria, la libertà, la bellezza femminile, l’amicizia,le virtù, la poesia,l'arte e l'eroismo. Questi valori in cui Foscolo credeva, erano ritenuti dagli illuministi idee vane ed irreali, pure 'illusioni', dando a questa parola il valore non di inganno ma di vera esigenza dello spirito… 

Non crede nell'immortalità dell'anima, ma nel cosiddetto nulla eterno.

Per gli illuministi quest'ideologia era causa delle loro serenità e liberazione dalle superstizioni delle religioni, Foscolo invece risente di un profondo turbamento perché non trova una ragione nell'esistenza dell'uomo. Definisce l'uomo prigioniero del mondo, dunque sarebbe meglio non nascere...
 
Foscolo aderì con convinzione alle teorie illuministiche di stampo materialistico e meccanicistico. Tali teorie, da una parte, contenevano elementi rasserenanti in quanto allontanavano le superstizioni, ma dall'altra determinarono in lui l'angoscia davanti al 'nulla eterno', all'oblio che avvolge l'uomo dopo la morte. Foscolo, infatti, si può definire ateo e razionalista, ma non areligioso. In lui il pessimismo e l'ansia di eternità si agitano dando un tono drammatico alla sua poesia e alla sua prosa.
 
Volendo recuperare alcuni valori spirituali non in contrasto totale con la ragione, egli non cerca di riavvicinarsi alla fede, come farà Manzoni, ma dà vita alla propria, personale 'religione delle illusioni', ossia i valori insopprimibili nell'uomo: la patria (l'Italia), l'amore, la poesia, la libertà, la bellezza, l'arte, il piacere della vita e le nobili imprese che rendono degni di essere ricordati, tramite il sepolcro, che da legame di affetto, simbolo di civiltà, esempio per i compatrioti, diventa suscitatore di poesia eternatrice.
Da Wikipedia 
  
La sua ‘Dottrina delle Illusioni’ veicola lo smarrimento, provato  da buona parte dell’umanità, ed il tentativo di ‘fare qualcosa’ per colmare quel vuoto che i ‘parassiti’ alimentano dentro di noi come ‘separazione’ da un Mondo perfetto e perduto, di cui si sente certo l’esistenza ma, allo stesso tempo, lo si colloca nelle anse del tempo, perduto per sempre. Nell’Arte della Poesia, Foscolo trova un surrogato di pace, ammantando la sua poetica di quel velo di sottile sofferenza. Foscolo rappresenta la crisi dell’umanità nel trend ultrasecolare della crescita evolutiva: una delle tante tappe forzate che occorrono per sedimentare e consolidare il cammino. 

Come incolpare il nostro ‘Avversario’ per un simile atto?

Una vera trasformazione è così ardua perché, come in ogni altro gioco, nel gioco della vita siamo costretti a confrontarci con un nemico che, incessantemente, fa di tutto per influenzare il nostro comportamento e metterci a soqquadro l'esistenza… Quello che davvero cerchiamo in un gioco è il rischio, la sfida... compresa l'eventualità della sconfitta. Ciò che lo rende avvincente è la sua capacità di metterci alla prova.

Il concetto di sconfitta è ciò che dà forma e senso a quello di vittoria.

A prescindere dal nome che gli si voglia dare, gli antichi cabalisti affermavano che l'Avversario era reale. Molto reale. Sebbene non riusciate a vederlo con i vostri occhi, è reale quanto gli invisibili atomi che sono nell'aria ed è altrettanto ubiquo e potente dell'invisibile forza di gravita. Il suo vero nome - come ci hanno rivelato gli antichi saggi cabalisti - è il termine suh-tàhn, con l'accento sulla seconda sillaba, si traduce con ‘Satana’.
 
Satana non è il demonio rosso, munito di corna e armato di un terribile forcone. Queste superstizioni non hanno fatto altro che celare ancora meglio il suo vero scopo e la sua identità. Quel nome è una parola in codice per indicare il comportamento reattivo - indotto dall'ego - e lui è il più potente di tutti i maghi.
   
Secondo la Kabbalah il nostro Avversario è un vero asso della magia

La sua abilità nel trarci in inganno è perfettamente sintetizzata in una frase tratta da I soliti sospetti, l'intelligente film sceneggiato da Cristopher McQuarrie:

La beffa più grande che il diavolo ha fatto al mondo è fare credere a tutti che lui non esiste.
Il potere della Kabbalah. Una tecnologia per l’Anima - Yehuda Berg 

Ricordiamolo sempre: è tutto invertito in questo piano della manifestazione esperienziale. Il detto ‘l’abito non fa il Monaco’ ce lo rammenta con esatta prospettiva. Cosa significa ciò? Che non dobbiamo più fidarci della nostra ombra? Giammai. Significa che dobbiamo osservare con estrema presenza e senza paura, perché siamo protetti dalla nostra origine, pur stanziando nell'ombra del nostro Avversario. 

Di fronte ad un individuo centrato e consapevole, l’entità che si nutre di noi, non può fare altro che arretrare e andarsene, sperando addirittura che la nostra luce lo aiuti nel proprio cammino, perché ogni essenza è in un cammino analogo al nostro. Tutto è in evoluzione secondo lo Spirito del Creatore

Nella religione dei Jedi il Lato Oscuro è la componente malvagia della Forza, utilizzata dai Sith e dai Jedi Oscuri.
 
Il Lato Oscuro della Forza è composto dalla rabbia e dall'odio causati dalla sofferenza. Un buono Jedi non dovrebbe mai essere sopraffatto dalla rabbia e quindi dovrebbe rimanere 'puro' da non divenire un praticante del Lato Oscuro. Chi non riesce a sopportare il dolore e si fa trascinare dall'ira, intraprende (anche indirettamente o inconsapevolmente) la strada che porta al Lato Oscuro della forza. Una sete insaziabile di vendetta e di potere sono i bisogni primari di un praticante del Lato Oscuro, ed i Sith sono i maestri che praticano quest'antica arte.
 
Una definizione ci viene fornita dal maestro Yoda nell'Episodio VI: 'Paura, odio, ansia e vendetta sono tutti sentimenti che portano al Lato Oscuro, Luke.' e nell'Episodio I: 'La paura porta alla rabbia, la rabbia porta all'odio, l'odio porta alla sofferenza. La paura è la via per il Lato Oscuro'.
 
Il Lato Oscuro può essere studiato a patto di non dare eccessivamente peso ai propri sentimenti e a non farsi trasportare, poiché si verrebbe consumati da esso.
Da Wikipedia 
 
Il lato oscuro è la componente malvagia della Forza. È una 'componente': bellissima immagine. Una componente del Tutto… Inquadrata in questo ambito, la malvagità è assoggettabile alla inconsapevole presenza della nostra parte più concreta che ‘subisce’ il corso degli eventi e identifica, in maniera paradossale, una crescita difficilmente percepibile immediatamente,  in quanto ammantata del tempo che 'ci contraddistingue'.

Forse, ci accorgeremo del valore di un atto ‘incomprensibile’, più ‘tardi’, nel corso dell’età fisica, allorquando i nostri centri osservatori avranno perso un po’ di quella vigoria fisica che appanna il proseguire lungo la via del ‘Conosci te stesso’. Si parla di ‘saggezza’ che, quasi sempre, giunge con l’età, con il trascorrere del fiume della Vita. E con la saggezza giunge anche il perdono, la comprensione e la lungimiranza

La forza fisica viene meno e lascia il posto a qualcosa d’altro… la nostra origine.

Per superare il nostro ‘Avversario’ occorre sviluppare la sua conoscenza e, di conseguenza, quell’autodisciplina consapevole che lo condurrà a ritenere che la sua missione, in noi, è terminata

È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve fare!

È molto indicativo che, in generale, dal Mondo Orientale giunga a noi l’evidenza che, questa sfida, sia stata da tempo compresa ed affrontata. Perché? Perché tutte le forme di sensienza sviluppate a quelle latitudini contemplano con gran evidenza la perseveranza della disciplina e della padronanza

Il Mondo delle Arti Marziali esprime da sempre questa grande verità, come una colonna vertebrale d’acciaio assolutamente necessaria per affrontare l’Avversario. Questa dura educazione esprime la necessità di avere il controllo della propria ‘dimensione’ interiore, ‘luogo’ nel quale si annida colui che ‘ci sfida’ ad ogni attimo della Vita.

Le dinamiche globali attuali, ossia l’occidentalizzazione dell’oriente, corrispondono ad una immancabile ed ovvia direzione interiore, meno evidente, che orientalizza l’occidente. È un processo di ‘scambio’ esterno/interno, poco riscontrabile nell’opinione pubblica, ma molto evidente all’occhio 'allenato'.  

Come in Matrix, prima Neo si fa assorbire dall’Agente Smith, liberandolo e rafforzandolo paradossalmente, e poi lo assorbe trasmutandolo nella vera liberazione dall’orizzonte degli eventi fisici tramite l’unione dei loro due Mondi interiori, così gli emisferi della Terra si stanno compenetrando reciprocamente

È interessante notare il concetto di Noosfera riveduto e ri-espresso da Josè Arguelles attraverso le sue opere:

Noi dobbiamo ampliare il nostro approccio per comprendere la formazione che sta avendo luogo davanti ai nostri occhi... di una particolare entità biologica come non ne sono mai esistite sulla Terra – la crescita, al di fuori e al di sopra della biosfera, di un ulteriore strato planetario, un involucro di sostanza pensante a cui, per ragioni di praticità e simmetria, ho dato il nome di Noosfera.
The Future of Man (Il Futuro dell’Uomo) -
Pierre Teilhard de Chardin

Il Manifesto per la Noosfera è il risultato di quarant’anni di studio, contemplazione, ricerca e sintesi. La noosfera va probabilmente al di là della capacità di comprensione della scienza convenzionale, ma è un’intuizione profonda e penetrante che ha fatto presa sulle menti di scienziati, filosofi, poeti e artisti fin dal momento in cui questo concetto è emerso per la prima volta, nel 1926

È un concetto evolutivo originato da ricerche sia nel campo della biogeochimica che in quello della paleontologia. È un paradigma d’insieme che fonde profezia e analisi degli attuali trend mondiali. È una percezione che la trasformazione della biosfera porta inevitabilmente ad una nuova epoca geologica e a un nuovo ciclo evolutivo; ed è per l’impatto del pensiero umano sull’ambiente che questa nuova era – la Noosfera – sta per sorgere.

Il termine “noosfera” si riferisce all’involucro o guaina mentale di pensiero che circonda la Terra, e deriva dal greco nous, ‘mente’. Il presentimento della noosfera si è pienamente risvegliato in me nel 1969, mentre osservavo in televisione l’immagine della Terra vista dallo spazio... All’incirca nello stesso periodo scambiai una fertile corrispondenza con Buckminster Fuller, che per primo mi suggerì l’esistenza di un sistema di archiviazione e recupero dell’informazione, esistente sotto forma di una specie di campo psichico o fascia di pensiero attorno al pianeta

Era grazie a questo sistema – mi scriveva Fuller – che poteva conversare con i filosofi pre-socratici mentre passeggiava sulla spiaggia.  
 
Il processo storico si sta trasformando radicalmente sotto i nostri occhi... La specie umana nel suo insieme sta diventando una poderosa forza geologica. La mente e l’opera dell’umanità si trovano di fronte al problema di ricostruire la biosfera nell’interesse di un’umanità di liberi pensatori, intesa come singola unità. Questo nuovo stato del mondo a cui ci stiamo avvicinando senza rendercene conto è la 'Noosfera'.
Vladimir I. Vernadsky
 
Esattamente come la biosfera è il campo unificato della vita e dei suoi sistemi di supporto – la regione per la trasformazione dell’energia cosmica sulla Terra, per usare l’espressione di Vernadsky – così la noosfera è il campo unificato della mente, il riflesso psichico della biosfera. E poiché noi, come specie – la somma totale delle cellule portatrici di coscienza della Terra in evoluzione – non ci siamo ancora risvegliati al nostro ruolo di organismo planetario, allo stesso modo neanche la Noosfera è ancora pienamente cosciente. Quando l’umanità diverrà cosciente di se stessa come singolo organismo e si unirà per attivare la Noosfera, allora troveremo la determinazione e la volontà collettiva di ricostruire la biosfera, e deviare l’energia della razza umana da un cammino di distruzione basato su un’astrazione meccanizzata dalla natura ad un nuovo ordine armonico di realtà super-organica basata su uno stato completamente diverso di coscienza, mai esistito finora sulla Terra.

Tale è la premessa fondamentale alla base del Manifesto per la Noosfera.
Manifesto per la Noosfera: Il prossimo stadio nell’Evoluzione della Coscienza Umana - di José Argüelles/Valum Votan - pubblicazione in lingua inglese prevista per Ottobre 2011.




La specie umana necessita di un ‘nuovo paradigma’ e lo sta progressivamente adottando, in sinergia con l’evoluzione della Terra e degli input che giungono dal Sole e al Sole attraverso la comunicazione sottile con i Soli Centrali e con l’Universo intero, rispecchiata nelle nostre cellule e nell’ecosistema che ci circonda e che da noi s’emana…

Davide Nebuloni / SacroProfanoSacro 2011
prospettivavita@gmail.com